
Nel corso della plenaria virtuale dell’ESMO, Mansoor Mirza (Rigshospitalet – Copenaghen University Hospital) ha presentato il 27 marzo risultati clinicamente significativi dello studio di Fase 3 RUBY (ENGOT-EN6-NSGO/GOG3031), prima conferma dei benefici in I linea dell’immunoterapia nel carcinoma endometriale avanzato o alla prima recidiva. L’aggiunta dell’immunoterapia alla chemioterapia standard migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione rispetto alla sola chemioterapia, con una promettente indicazione iniziale di miglioramento della sopravvivenza globale.
I vantaggi sono particolarmente evidenti nel 25% delle pazienti con i cosiddetti tumori endometriali “caldi”, cioè con deficit del mismatch repair (dMMR). La PFS mediana complessiva è stata di 11,8 mesi nei pazienti trattati con l’inibitore di PD-1 dostarlimab e la chemioterapia standard (carboplatino e paclitaxel), rispetto ai 7,9 mesi in quelli trattati con chemioterapia standard e placebo (hazard ratio [HR] 0,64; intervallo di confidenza [CI] 0,507-0,800, p<0,0001). Nei pazienti con tumori "caldi" con mismatch repair carente (dMMR) o alta instabilità microsatellitare (MSI-H), non è stato possibile stimare la PFS nel gruppo immunoterapia+chemioterapia perché un numero troppo basso di tumori è progredito durante i 25 mesi di follow-up. Al contrario, la PFS è stata di 7,7 mesi nel gruppo chemioterapia+placebo (HR 0,28; CI 0,162-0,495, p<0,0001). I tumori dell'endometrio sono il sesto tumore più comune nelle donne in tutto il mondo, con oltre 400.000 nuovi casi all'anno, e sia l'incidenza che la mortalità sono in aumento. La malattia localizzata è curabile con la chirurgia, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 96%. Tuttavia, nella malattia avanzata, la sopravvivenza a cinque anni scende al 20%. In seguito all'identificazione di quattro sottogruppi molecolari di tumore dell'endometrio, le linee guida europee e statunitensi raccomandano ora di analizzare lo stato di riparazione del DNA tumorale per la classificazione del rischio e, potenzialmente, per aiutare a guidare il trattamento e migliorare gli esiti. Nonostante la migliore conoscenza di questo tumore, la chemioterapia con carboplatino e paclitaxel rimane il trattamento standard per la malattia avanzata; sebbene sia efficace in quasi il 50% delle pazienti, la maggior parte progredisce entro un anno. Commentando i risultai, Ilaria Colombo (Oncology Institute of Southern Switzerland, Bellinzona) ha fatto presente quanto urgente sia la necessità di individuare migliori strategie di trattamento, per quanto i dati del RUBY abbiano mostrato un nuovo standard di cura per le donne con tumore dell’endometrio avanzato o recidivato: «Ora dobbiamo attendere i risultati di altri studi che utilizzano diversi tipi di immunoterapia, nonché scoprire la durata migliore dell’immunoterapia di mantenimento e se l’immunoterapia è più efficace della chemioterapia nelle pazienti con deficit di mismatch repair o instabilità dei microsatelliti, o se può essere utilizzata senza la chemioterapia», ha concluso.
È davvero notevole che i benefici dell’aggiunta dell’immunoterapia alla chemioterapia si siano mantenuti per almeno due anni. «Nelle pazienti con tumori con mismatch repair o instabilità dei microsatelliti, il 61,4% era libero da progressione della malattia a due anni, rispetto al 15,7% del gruppo sottoposto alla sola chemioterapia», ha sottolineato la Colombo. «Anche nelle pazienti senza queste carenze di riparazione del DNA è stato riscontrato un beneficio clinico, per quanto di minore entità, e dobbiamo ancora identificare migliori opzioni terapeutiche per le pazienti con tumori con mismatch repair o instabilità dei microsatelliti, che rappresentano circa il 70% delle pazienti con tumore dell’endometrio avanzato o recidivo. Anche la tendenza al beneficio in termini di sopravvivenza globale è incoraggiante, ma deve essere confermata con un follow-up più lungo, tenendo conto del fatto che nel braccio standard molte pazienti hanno ricevuto l’immunoterapia nelle linee di trattamento successive». Colombo ha richiamato anche l’attenzione sul fatto che non sono stati riscontrati problemi di sicurezza inattesi con la combinazione di immunoterapia e chemioterapia e che anzi è stato dimostrato un miglioramento della qualità di vita dei pazienti: «L’effetto benefico sulla qualità della vita è importante perché dobbiamo sapere che le pazienti non solo vivono più a lungo, ma anche meglio, soprattutto quando utilizziamo una terapia di mantenimento e le pazienti rimangono in trattamento a lungo».
Fonte: Abstract VP2-2023 – Dostarlimab+chemotherapy for the treatment of primary advanced or recurrent (A/R) endometrial cancer (EC): A placebo (PBO)-controlled randomised phase III trial (ENGOT-EN6-NSGO/GOG-3031/RUBY), ESMO Virtual Plenary, 27 marzo 2023.