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Meno leggi, più governo clinico

By 14 Settembre 2010Marzo 24th, 2021No Comments
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Felice Musicco, Dirigente Responsabile Farmacia Ospedaliera, Istituti Fisioterapici Ospitalieri, Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, Istituto Dermatologico “San Gallicano”, Roma.

Il lavoro multidisciplinare del team ha effetto nel ridurre gli errori e migliorare il trattamento dei pazienti. La migliori linee guida sono quelle multidisciplinari dove si affrontano tutti gli aspetti del problema assistenziale e/o clinico, dalla prescrizione del trattamento farmacologico fino alla somministrazione o consegna del farmaco al paziente.

La normativa recente è venuta incontro al farmacista, riconoscendo la necessità di competenze specifiche nel campo della preparazione dei farmaci citotossici e nell’intero processo che va dalla prescrizione alla consegna, attraverso i registri di monitoraggio AIFA.

L’alto costo dei farmaci oncologici, la grande innovatività del settore, le caratteristiche farmacologiche e cliniche di questi farmaci, che presentano un rapporto tra benefici e rischi molto basso, sono ulteriori motivazioni che hanno, da sempre, avvicinato il farmacista e l’oncologo, soprattutto in ambiente ospedaliero.

Attualmente quindi, il rapporto è sicuramente di reciproca stima e collaborazione; il punto di riferimento è comunque sempre il paziente e all’interno dei rispettivi ruoli, responsabilità e competenze, si cercano sempre di più le occasioni di incontro e di discussione, al fine sia di affrontare e risolvere le problematiche che si presentano, sia di migliorare in generale l’assistenza ai pazienti.

Occorre quindi, trovare spazi di collaborazione attraverso gli strumenti del così detto “governo clinico”. L’uso del farmaco appropriato e sicuro rientra sicuramente in questi percorsi. È necessario trovare spazi e tempi per discutere anche dell’uso dei farmaci nei percorsi terapeutici, nelle linee guida, nelle modalità di formazione e di aggiornamento continuo, nella applicazione delle evidenze scientifiche alle modalità e attività cliniche e di ricerca.

In questo senso, è evidente che i singoli possono poco, se le organizzazioni non si “illuminano” e non promuovono l’uso di questi strumenti, anche attraverso la definizione di obiettivi coerenti e la relativa valutazione dei risultati e delle persone.

Non è più necessaria ulteriore normativa o monitoraggio che scenda dall’alto, è invece indispensabile un governo clinico a livello locale in funzione del paziente. Ritengo che le varie professionalità coinvolte nell’assistenza ai pazienti e non solo oncologi e farmacisti, siano mature per questo passo. Così anche le direzioni e gli organi strategici e tattici a livello nazionale, regionale e locale. In ogni caso, è indispensabile nel mio “piccolo”, in quanto lo ritengo aspetto fondamentale della nostra qualifica “dirigenziale” nell’ambito dei servizi sanitari.