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Il ruolo degli esperti in oncologia

By 25 Maggio 2011Marzo 24th, 2021No Comments
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Solo un oncologo su cinque, ammalandosi di cancro, si affiderebbe ad un (cosiddetto) opinion leader. È uno dei risultati meno attesi di un sondaggio condotto tra i membri del Collegio dei Primari di Oncologia Medica (Cipomo) curato da Maurizio Cantore, dell’Azienda USL11 Massa e Carrara, promotore dell’indagine. Leggiamo sul sito del Collegio: “Il 31% degli oncologi sceglierebbe il medico con la maggior casistica, il 48% sceglierebbe «altro», considerando come elementi essenziali per la scelta: fiducia (15%), empatia (6%), competenza (4%) ed esperienza (4%). Ma quali caratteristiche ricercherebbero nel proprio medico? Innanzitutto professionalità (46%); in misura minore la capacità di relazionarsi con gli altri (15%).”

“Esperti” poco gettonati, insomma, e proprio in oncologia, un ambito dove la figura del Key Opinion Leader sembra trovare maggiore spazio. “È indubbio – commenta Antonio Jirillo, clinico dell’Istituto Oncologico Veneto – che il nostro è uno dei settori di maggiore intervento dei KOL; forse è da mettere in relazione con le stime del fatturato su base annuale dell’industria farmaceutica che, per i farmaci oncologici, si avvicina a circa 80 miliardi di dollari. Purtroppo nel corso degli ultimi anni si è osservata una sempre maggiore riduzione della ricerca indipendente e di conseguenza anche del numero di riviste scientifiche e di congressi che non siano sotto l’egida delle industrie. Inoltre, la scelta di endpoint surrogati di dubbia validità clinica ha portato ad enfatizzare eccessivamente i risultati ottenuti con alcuni farmaci. Alcune aziende si sono servite di personaggi utili per amplificare messaggi di natura promozionale. Il problema più grosso è l’emarginazione delle voci dissonanti e la difficoltà di dare visibilità a ricerche che propongono strategie di trattamento alternative alle nuove terapie; questo per la ritrosia delle riviste ad impact factor medio-alto di accettare lavori fuori dal coro”.

Le strategie condivise da quella che viene definita “Academic Medicine” e l’editoria scientifica internazionale sono confermate anche da altre evidenze. “Il ruolo dei KOL – sottolinea il clinico Jirillo – è ancora più devastante quando sono chiamati in virtù della loro fama a far parte di board scientifici per elaborare le linee guida, ruolo delicatissimo che dovrebbe essere precluso a persone portatrici di conflitti di interesse.” Le conferenze di consenso orientano di fatto i comportamenti prescritti di gran parte della comunità scientifica e, in più di un’occasione, l’influenza di interessi diversi dal benessere del paziente ha finito con l’orientare il lavoro del panel di esperti. “Il problema non sta nelle terapie innovative che in taluni casi sono utili, ma nel tentativo costante di allargare gli ambiti prescrittivi in modo da realizzare maggiore fatturato. Noi oncologi ci troviamo molto spesso nella necessità di dover dare speranze in situazioni cliniche difficili o compromesse, ma non dobbiamo cadere nella tentazione, talora indotta, di prescrivere farmaci innovativi al di fuori dei canoni. Credo che se l’industria riconsiderasse il numero di congressi sponsorizzati, i contributi ai relatori e alle società scientifiche investendo queste risorse nella ricerca, la situazione potrebbe migliorare”.

Ma gli oncologi italiani sono consapevoli di queste difficoltà? “La mia sensazione è che si faccia finta che il problema non esista; in altre nazioni la questione è stata affrontata anche se non risolta completamente. Sarebbe interessante che l’industria dichiarasse i finanziamenti ai clinici e alle istituzioni che rappresentano e che tali elenchi siano in qualche modo resi disponibili alla comunità oncologica. Da una parte, sapere dei finanziamenti ricevuti da un relatore potrebbe aiutare a contestualizzare meglio i contenuti di una conferenza; dall’altra, però, una maggiore trasparenza potrebbe giovare anche all’esperto, per dimostrare la propria indipendenza di giudizio nel momento in cui sottolineasse i possibili limiti degli studi commentati”.