
Forse che un oncologo e un terapeuta “alternativo” dovrebbero parlarsi, quando un paziente di entrambi muore? Ha più senso difendere la nostra opinione, oppure deve prevalere il criterio di rispettare sopra ogni altra cosa l’autonomia individuale del paziente? Se lo chiede un articolo di “The Guardian”.
Anche se oncologi e professionisti di medicina alternativa si muovono in ambiti diversi, è evidente che finiscono spesso col prendersi cura degli stessi pazienti. Ed è frequente la frustrazione avvertita dall’oncologo nello scoprire (di solito tardivamente) che un proprio paziente si è sobbarcato una terapia non basata su evidenze, spesso anche costosa, sommando così disillusione a disillusione.
Luciano De Fiore