Il commento di Marco Venturini, Presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, Direttore dell’Oncologia medica – Ospedale “Sacro Cuore Don Calabria”, Verona.
I rapporti tra i medici oncologi italiani e i farmacisti ospedalieri sono ottimi, anche per una serie di motivi che mi fa piacere presentare. La SIFO e l’AIOM, le due società scientifiche rappresentative delle due categorie di professionisti sanitari hanno già da qualche hanno collaborato su taluni progetti e quest’anno, abbiamo deciso di dare vita ad un tavolo permanente AIOM – SIFO, in cui cinque oncologi e cinque farmacisti ospedalieri lavoreranno su temi riguardanti l’oncologia, in modo da potere arrivare a position paper, documenti e raccomandazioni, insomma, tutto ciò che è necessario a definire e ottimizzare i rapporti tra oncologi medici e farmacisti ospedalieri.
Quindi, i rapporti tra le due società scientifiche sono ottimi e credo che nella stragrande maggioranza dei casi, si possano definire più che buoni i rapporti tra i due professionisti nelle singole istituzioni. Il perché è semplice: l’obiettivo è comune e quindi, la contrapposizione apparente tra l’oncologo che deve curare, prescrivere e somministrare farmaci ad alto costo e il farmacista che deve invece, risparmiare è, in realtà, una contrapposizione inesistente, che oggi anzi potremmo definire collaborazione, per cui l’oncologo decide quali sono i farmaci da utilizzare a seconda delle indicazioni e discutendone, quando si tratti di casi particolari, anche con il farmacista.
Insieme alla SIFO, svilupperemo progetti diversi; sicuramente ci saranno progetti inerenti la sicurezza della preparazione e somministrazione dei farmaci. Ormai siamo arrivati alla piena consapevolezza che i farmaci antineoplastici devono essere preparati dal farmacista, perché richiedono una preparazione adeguata e vanno maneggiati in modo congruo. È importante che si diffonda la cultura e la mentalità per cui è il farmacista la persona deputata a compiere queste mansioni. Si discuterà anche delle modalità per evitare che esistano e si producano errori nella prescrizione, nella somministrazione e nella preparazione dei farmaci: cercheremo di trovare procedure comuni e sono già stati messi in atto sistemi anche computerizzati, perché la modalità di trascrizione del dato dall’oncologia medica alla farmacologia ospedaliera sia sicura e scevra da errori nelle dosi per esempio. Oggi, è abbastanza raro che succeda, perché già molti interventi sono stati fatti in questa direzione, ma è comunque un aspetto da discutere insieme. Un’altra questione che il tavolo dovrà affrontare è, secondo me, la gestione delle terapie orali, che oggi si ritiene impropriamente che siano più sicure, nel senso che si possono somministrare con maggiore facilità. Ma ciò non è vero. Le terapie orali, soprattutto oggi con i nuovi farmaci, richiedono un attento monitoraggio, sia del paziente, sia della somministrazione, perché possono dare tossicità diverse da quelle dei comuni chemioterapici. Altro punto che dovremo affrontare insieme è quello del day hospital oncologico. Tutta l’oncologia è stata sviluppata su un sistema di day hospital di tipo”infusionale”, perché fino a pochi anni fa, i farmaci chemioterapici erano somministrati perlopiù in vena e quindi il day hospital e le preparazioni erano organizzati per tale tipo di somministrazione delle cure. Oggi, invece, una buona quantità di farmaci viene somministrata per via orale e quindi, è necessario allestire strutture che comprendano anche il farmacista e che rispondano a questa nuova esigenza della somministrazione orale.