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Il Giro d’Italia. Tredicesima tappa – da Aviano a Vicenza

A cura di Massimo Di Maio By 22 Febbraio 2022No Comments
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di Massimo Di Maio

Il Giro d’Italia 2013 fu vinto dal grande Vincenzo Nibali, che l’anno dopo avrebbe portato la bandiera italiana anche sul podio più alto del Tour de France. Di quel Giro ricordo che una delle tappe iniziali partì dalla mia Sorrento, ma a differenza del bellissimo circuito del 1991 non riuscii ad essere a bordo strada, perché era un lunedì mattina ed ero a lavoro. Non me ne crucciai troppo e mi consolai pensando che la partenza di una tappa in linea, per giunta tra le prime del Giro, non sarebbe stato sicuramente uno dei momenti più spettacolari…

Nei giorni successivi, una delle tappe del Giro arrivò ad Erto e Casso, minuscolo comune friulano in provincia di Pordenone. Il giorno dopo, la corsa partì da Longarone, comune veneto in provincia di Belluno. Vi starete chiedendo perché quella scelta da parte degli organizzatori del Giro, e soprattutto perché sto citando proprio quelle tappe… Si trattava dei comuni nella valle del Vajont, dove 50 anni prima si era verificata una delle più grandi tragedie della storia d’Italia, la disastrosa frana che causò la distruzione di quei comuni e quasi 2000 vittime. Nel cinquantenario, il percorso del Giro aveva voluto omaggiare quelle vittime e il ricordo di quella drammatica sera del 1963 di cui tanto si è parlato fino ai giorni nostri.

Proprio tra Friuli e Veneto ho deciso di far passare questa tappa del mio Giro, perché nel 2013 prese forma un progetto molto bello ed innovativo, nato da un’idea di Fabio Puglisi, che lo propose sia a me che a Pino Aprile. All’epoca io ero ancora a Napoli, e sia Fabio che Pino lavoravano all’Oncologia di Udine. Oggi le cose sono cambiate: Fabio è ad Aviano e Pino a Vicenza. Ci siamo spostati tutti e tre, in questi anni, ma la collaborazione nata da quell’idea del 2013 rimane viva. Si tratta del progetto Oncotwitting, in cui il social Twitter diventa strumento di divulgazione e approfondimento di notizie oncologiche, segnalando e commentando articoli scientifici di recente pubblicazione. I commenti, che grazie ad una distribuzione del lavoro tra noi tre si susseguono ormai da anni con cadenza regolare 3 volte alla settimana, riguardano le principali novità in ambito oncologico. Il tweet serve a segnalare la pubblicazione, rimandando al commento vero e proprio che viene pubblicato sul sito web dedicato e aperto al pubblico. Per esaltare la diffusione “social” del progetto, io di solito rilancio il link anche su Facebook, dove inevitabilmente il post attira l’attenzione non solo di addetti ai lavori ma anche di molti amici e conoscenti non tecnici.

In questi anni il numero di follower di Oncotwitting è salito a quasi 6000 e l’iniziativa è molto apprezzata dai colleghi più giovani e non solo. Ormai le “tappe” del progetto sono innumerevoli, molte centinaia. Sono varie per argomento, per taglio del commento, per tipologia di approfondimento. Chi va in bicicletta sa bene che il lavoro di squadra è fondamentale per i lunghi sforzi, sa che pedalando a ruota dietro i compagni si riesce a rifiatare e a bere dalla borraccia, per poter poi dare il cambio con rinnovata energia qualche centinaio di metri più avanti. Concordare tra noi 3 la sequenza dei tweet, gli argomenti, le pause nel calendario o la necessità di aggiungere qualche tweet in occasione di pubblicazioni rilevanti è veramente un bel lavoro di squadra. Il martedì è Fabio a tirare la volata, il giovedì è Pino a scattare, il sabato sono io a scegliere il rapporto adatto per arrivare tempestivamente al traguardo.

Chi mi conosce sa che uno dei miei appuntamenti praticamente fissi è il tweet del sabato mattina, che generalmente precede l’uscita in bicicletta. Qualche mese fa un collega, incontrandoci a un congresso un sabato mattina, mi ha quasi rimproverato per non aver ancora trovato il mio tweet. Ma cosa rappresenta per me quell’attività? Un impegno di lavoro o un modo di impiegare il tempo libero? Probabilmente entrambe le cose, perché se è vero che gli argomenti degli articoli che devo selezionare e commentare inevitabilmente si rifanno al mio lavoro, è anche vero che pensare ad un titolo accattivante per il tweet, scrivere un post che possa interessare e incuriosire non solo i colleghi ma anche un lettore non tecnico è sicuramente una cosa divertente e culturalmente stimolante.

Far passare questa tappa del mio Giro da Aviano a Vicenza vuole essere un omaggio ai due colleghi con i quali in questi anni sto condividendo la bella esperienza di Oncotwitting. Come ho sempre detto, è un’esperienza apprezzata da molti colleghi che seguono i tweet e i relativi commenti, ma soprattutto è un’esperienza utilissima per me, in quanto occasione per essere sempre attento a tutte le novità di letteratura, studiandole tempestivamente per poterle sintetizzare e commentare. Non solo in bici, ma anche nella formazione scientifica bisogna tenersi costantemente in allenamento… Grazie Fabio, grazie Pino!

Dal Giro, per oggi, è tutto. Alla prossima tappa!