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Il Giro d’Italia. Quindicesima tappa – Asti

A cura di Massimo Di Maio By 16 Giugno 2022No Comments
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di Massimo Di Maio

Nel 2015 il Giro d’Italia vide la vittoria del grande Alberto Contador, seguito dal nostro Fabio Aru che conquistò il secondo gradino del podio con alcune belle azioni personali, tra cui le vittorie di tappa a Cervinia e a Sestriere, nelle giornate immediatamente precedenti la conclusione della corsa. In quel periodo ero da alcuni mesi a Torino, lavorando all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano dove sarei rimasto fino a febbraio 2016. Nei primi mesi dell’anno alternavo weekend in Piemonte a qualche weekend a casa e questo mi consentiva di uscire in strada sia con i nuovi amici piemontesi, sia con il gruppo storico di Sorrento, sfruttando la “gloriosa” Bianchi 928 che avevo saggiamente deciso di non vendere quando, un paio di anni prima, avevo comprato la BMC SLR01.

Tra i colleghi da poco conosciuti nella nuova esperienza torinese, c’era anche Marcello Tucci, che qualche anno dopo sarebbe andato a dirigere l’Oncologia di Asti, dove è ancora. Un pomeriggio, Marcello mi convinse a uscire in bici insieme, e finito il lavoro ci demmo appuntamento nella piazza di Rivalta, a poche centinaia di metri da casa sua. Devo dire che in quell’occasione ha parzialmente barato, perché mi convinse a seguirlo in un percorso in parte sterrato, decisamente più adatto alla sua mountain bike che alla mia bici da strada. Percorremmo la ciclabile lungo il torrente Sangone, sicuramente gradevole, anche se in un paio di curve dal fondo abbastanza dissestato faticai a mantenere l’equilibrio…

Pedalate a parte, nell’anno passato insieme al San Luigi imparai ad apprezzare di Marcello la competenza e la preparazione scientifica, in particolare sui tumori urologici, ma anche su alcuni temi delicati come le terapie di supporto e il controllo del dolore, nonché il senso clinico, ispirato a grande sensibilità per i pazienti e per le loro storie di malattia. Ricordo in particolare una delle nostre chiacchierate scientifiche, sull’efficacia della chemioterapia con docetaxel nei pazienti affetti da tumore della prostata ormono-sensibile. A fronte di uno studio francese che non aveva dimostrato l’efficacia della chemioterapia, altri due studi pubblicati proprio in quel 2015 avevano invece sollevato grande fermento in quanto avevano prodotto un risultato positivo. Ci venne quindi l’idea di lavorare ad una metanalisi. Fu l’occasione per unire la sua conoscenza dell’argomento clinico e la mia esperienza tecnica nel lavorare alle metanalisi. La rivista European Urology si disse interessata al nostro lavoro, incoraggiandone la sottomissione. Sia io che Marcello eravamo consapevoli che cruciale per l’esito di quel tentativo sarebbe stata la tempestività della pubblicazione, e ricordo gli scambi di mail per tutta l’estate del 2015, sia per la preparazione del lavoro sia per rispondere ai commenti dei revisori. Di conseguenza, quella pubblicazione è una di quelle a cui sono più affezionato, perché mi consentì di cementare il rapporto professionale con Marcello e con alcuni degli altri colleghi che da poco avevo conosciuto.

Una metanalisi che metta insieme i risultati di più studi clinici mi ricorda una corsa a tappe: ogni tappa conta per la classifica finale, non è detto che chi vince una tappa vinca anche l’intera corsa. Spesso le tappe sono diverse per caratteristiche del percorso, per altimetria, per lunghezza; spesso gli studi clinici sono diversi, per numerosità dei pazienti, per criteri di inclusione, per l’ordine di arrivo. Molte volte, negli anni precedenti, avevo lavorato a metanalisi basate sulla raccolta dei dati individuali dei pazienti, mentre in quella occasione, con Marcello, lavorammo basandoci sui dati disponibili nelle presentazioni a congresso e nelle rispettive pubblicazioni. La metodologia era diversa, ma l’obiettivo era lo stesso: mettere ordine nell’evidenza disponibile a proposito di una terapia che immaginavamo avrebbe potuto cambiare la pratica clinica, come poi effettivamente è successo.

Poco dopo gli episodi che ho raccontato mi sarei trasferito dal San Luigi al Mauriziano, e da vari anni anche Marcello si è trasferito ad Asti. Eppure rimangono tante le occasioni di confronto, di collaborazione: a volte approfitto della sua competenza per qualche parere su casi clinici, a volte ci sentiamo per il comune impegno in AIOM. Far passare questa tappa del mio giro da Asti vuole essere un omaggio all’amicizia con Marcello e un tributo alla sua interpretazione dell’oncologia moderna, attenta alla ricerca, aggiornata sulla biologia ma sempre sensibile soprattutto al paziente e alla clinica.

Dal Giro, per oggi, è tutto. Alla prossima tappa!