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Il Giro d’Italia. Nona tappa – L’Aquila

Massimo Di Maio By 21 Settembre 2021No Comments
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di Massimo Di Maio

Nel 2009, il Giro d’Italia partì il 9 maggio dal lido di Venezia con una cronometro a squadre, per concludersi tre settimane dopo a Roma. Quell’edizione fu vinta dal russo Denis Menchov. Poche settimane prima, la notte del 6 aprile 2009, un tremendo terremoto aveva devastato L’Aquila, causando distruzione e tanti morti. Il collega oncologo de L’Aquila Giampiero Porzio mi ha raccontato qualche tempo fa che quella terribile notte si trovò a dover scappare dal quinto piano con il figlio di 26 giorni in braccio, per poi correre in ospedale. Ricordi tremendi, ben vivi anche a distanza di dodici anni, e non faccio fatica a credere che gli costi fatica anche solo ritornare con la memoria a quei momenti.

Ammiro molto Giampiero. Non solo in occasione dei congressi ma anche nella sua attività quotidiana, ci ricorda spesso quanto le cure di supporto, così importanti per i pazienti oncologici, siano frequentemente trascurate. Con orgoglio sottolinea che a L’Aquila, sin dal 2002, opera un team che si occupa specificamente di terapie di supporto, con un’attività clinica e di ricerca che ne fa un riferimento e un’eccellenza a livello internazionale. Uomo di sport, in gioventù è stato anche allenatore di basket ai massimi livelli, proprio in Abruzzo, prima di dedicarsi alla carriera di medico. Come spesso ho constatato anche io scrivendo le tappe di questo Giro, lo sport offre lo spunto per numerose metafore: io sono più a mio agio con le metafore ciclistiche, mentre Giampiero – ovviamente – predilige il basket. Qualche anno fa ha pubblicato un libro, utilissimo, che si intitola “Il dolore, l’oncologo e il basket”, immaginando che gli oncologi dovessero prepararsi a giocare una partita di basket contro la squadra del dolore. “Dobbiamo cogliere il momento in cui la difesa della squadra del dolore è scoperta” – ha scritto – “e colpirlo con i nostri migliori giocatori, gli oppiodi”. Insomma, non è più allenatore in campo, ma sicuramente è rimasto coach nello spirito, e sul lavoro.

La passione per il gioco di squadra non si limita alla metafora del trattamento del dolore, ma si applica bene al nostro lavoro di tutti i giorni. Qualche anno fa, ho partecipato con piacere a un bell’evento che univa basket e oncologia, e ho apprezzato lo spirito che Giampiero trasmetteva ai partecipanti, impiegando il campo di gioco come una grande metafora del lavoro e della vita. Beh, ciclismo e basket sono sport molto diversi: apparentemente le dinamiche del ciclismo sono molto lontane dagli sport di squadra, ma in realtà meno di quanto si possa pensare. Spirito di sacrificio, intelligenza tattica, dedizione all’allenamento, capacità di mettersi in discussione e di riflettere sui propri errori, sia a tavolino che durante le gare, sono elementi comuni a tutti gli sport, e occorrono sia palleggiando con un pallone da basket che pedalando sull’asfalto.

A proposito di asfalto, ho avuto la fortuna di pedalare varie volte in Abruzzo, in provincia de L’Aquila, anche se non in città. Castel di Sangro, Roccaraso, Sulmona, qualche sconfinamento in Molise. Salite dure e paesaggi bellissimi, che non hanno niente da invidiare alle Alpi. Quando ero a Napoli ho spesso apprezzato la possibilità di poter raggiungere con l’auto quelle zone in poche ore, per regalarsi alcune splendide pedalate tra montagne maestose. Far arrivare questa tappa del mio Giro in Abruzzo vuole essere un omaggio in primis a Giampiero Porzio, al suo impegno esemplare per le cure di supporto in oncologia e alla sua passione per la costruzione di un team, ingrediente fondamentale per la crescita dei giovani e per la qualità del lavoro, sia dal punto di vista della pratica clinica che della ricerca. Inoltre, la tappa del 2009 non poteva che arrivare a L’Aquila, in omaggio alla vita che va avanti, con fatica e a volte con sconforto, anche dopo il lutto e la distruzione. Un anno dopo quella tremenda notte del 6 aprile 2009, gli organizzatori del Giro d’Italia 2010 vollero che una delle tappe arrivasse proprio nel capoluogo abruzzese, dove c’era ancora tanto da ricostruire. Fu una tappa lunghissima, sotto la pioggia, e sul traguardo vinse il russo Petrov battendo l’abruzzese Dario Cataldo. I corridori del team Acqua e Sapone indossarono una maglia speciale con la scritta “Forza L’Aquila”, ed è proprio con quella maglia che idealmente ho percorso la tappa di oggi.

Dal Giro, per oggi, è tutto. Alla prossima tappa!