Proposto un nuovo sistema analitico genetico-molecolare da affiancare al tradizionale esame citologico consentendo così di realizzare un importante passo avanti nella diagnosi precoce dei tumori della vescica anche in stadi estremamente precoci della malattia. La ricerca, condotta all’IRST di Meldola-Forlì è stata pubblicata sugli Annals of Oncology.
Il tumore alla vescica è più comune tra i 60 e i 70 anni ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne. Secondo il Registro Tumori dell’Area Vasta Romagna, il tasso d’incidenza di questo tipo di carcinoma nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini è per il triennio 2005-2007 di 1457 nuovi casi l’anno tra gli uomini e di 355 per le donne. La mortalità è di oltre 300 casi l’anno per gli uomini e di circa 80 per le donne. Attualmente gli esami che permettono di identificare il tumore alla vescica sono due: l’esame citologico ovvero l’analisi della morfologia delle cellule presenti nelle urine che però presenta una scarsa capacità di individuare tumori in uno stadio precoce e la cistoscopia che permette di visualizzare direttamente la neoplasia ma che ha in sé lo svantaggio di essere una tecnica costosa e invasiva.
Con l’obiettivo di sviluppare una metodica non invasiva e di elevata accuratezza per la diagnosi dei tumori alla vescica, presso i Laboratori di Bioscienze dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST) di Meldola-Forlì, sotto la direzione di Dino Amadori, è perseguita da anni una linea di ricerca i cui risultati hanno trovato spazio su importanti riviste scientifiche internazionali (JAMA, Neoplasia, Journal of Urology). In ultimo lo studio condotto dai ricercatori IRST Sara Bravaccini, Valentina Casadio e Daniele Calistri in collaborazione con Roberta Gunelli del’AUSL di Forlì e con Lauro Bucchi dell’Epidemiologia e Registro Tumori della Romagna sotto la supervisione di Wainer Zoli Direttore del Laboratorio di Bioscienze IRST e di Rosella Silvestrini Consulente Scientifico del Laboratorio di Bioscienze IRST.
La ricerca è stata condotta su 300 persone con sintomi urinari compatibili con possibile presenza di patologia tumorale vescicale ed ha valutato la presenza nelle urine di un enzima, la telomerasi, importante per ricostituire la porzione finale dei cromosomi. I risultati hanno dimostrato che l’analisi quantitativa della telomerasi eseguita con un particolare metodo detto TRAP può, in associazione all’esame citologico tradizionale, garantire una sensibilità del 78% ed in associazione con la determinazione delle alterazioni cromosomiche (con tecnica FISH), una specificità del 93% nel diagnosticare i tumori della vescica. Questi risultati mostrano l’attuale importante disponibilità di un approccio altamente accurato, non invasivo e con un favorevole rapporto costo/beneficio negli individui a più elevato rischio, per la diagnosi precoce di questo tipo di tumore.
Lo studio, così come accaduto per le ricerche condotte circa la presenza di Dna nelle feci al fine di identificare precocemente i tumori al colon, prevede ora una ulteriore fase di sviluppo che porterà alla definizione di un kit diagnostico di facile e ampia diffusione.