
In che modo le caratteristiche della rete sociale di una paziente affetta da carcinoma della mammella influenzano le sue probabilità di sopravvivenza? Uno studio realizzato da un team di ricercatori della Keiser Permanente Division of Research di Oakland, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Cancer”, ha recentemente indagato questa relazione dimostrando che l’isolamento sociale si associa a un rischio maggiore di recidiva e di morte. Tuttavia, questa associazione risulta essere mediata dal tipo di relazione sociale considerato e da fattori come l’età, l’etnia e il Paese di provenienza delle pazienti.
Lo studio ha preso in considerazione un campione di 9267 donne con una diagnosi di tumore della mammella facenti parte dell’After Breast Cancer Pooling Project, uno studio di popolazione che coinvolge pazienti provenienti da quattro coorti statunitensi e cinesi. I ricercatori hanno indagato le caratteristiche della rete sociale di queste pazienti nei due anni successivi alla diagnosi valutando la presenza di un partner fisso, di legami con la comunità, di rapporti d’amicizia e il numero di parenti di primo grado ancora in vita. Al termine del follow up, durato mediamente 10,6 anni, si sono registrati 1448 casi di recidiva e 1521 decessi, 990 dei quali legati alla neoplasia. I risultati hanno evidenziato che per le pazienti affette da carcinoma della mammella ‒ specie nello stadio 1 o 2 ‒ una rete sociale limitata si associa a un tasso di sopravvivenza significativamente minore. In particolare, per le donne socialmente isolate sono risultati aumentati del 43% il rischio di recidiva, del 64% il tasso di mortalità dovuto al tumore e del 69% il tasso di mortalità generale.
“Questi risultati confermano l’effetto benefico dei rapporti sociali sui tassi di recidiva e di mortalità per le donne affette da cancro al seno”, sostiene Candyce Kroenke, la ricercatrice che ha condotto lo studio, “tuttavia essi fanno anche luce sulla complessità di questa relazione”. Infatti, dallo studio emerge che non tutte le relazioni hanno effetti positivi e che, inoltre, questo fenomeno non interessa tutte le pazienti. Per le donne non caucasiche, ad esempio, un rischio di morte minore si associa alla presenza di forti legami con parenti, amici e con la comunità in generale. Per le donne caucasiche anziane invece, ma non per le altre, il fattore di protezione più significativo è il matrimonio. Infine, sia per le donne anziane asiatiche che per quelle di carnagione bianca il rischio di mortalità e di recidiva minore si riscontra in presenza di forti legami con la comunità.
Le caratteristiche della rete sociale devono essere quindi prese in considerazione nel momento in cui si effettua una diagnosi di carcinoma della mammella, cercando per quanto possibile di metterle in relazione con il background culturale delle pazienti. Inoltre, non bisogna trascurare tutti quei fattori che spesso si associano all’isolamento sociale come l’obesità, il fumo, un basso livello di esercizio fisico e la bassa aderenza ai trattamenti. Infine, come sottolineano gli autori, è giusto considerare che lo studio in questione fornisce informazioni relative alla quantità delle relazioni ma non alla qualità, un fattore che può ovviamente fare la differenza nell’ambito di un supporto sociale efficace.
Fabio Ambrosino
▼ Kroenke CH, Michael YL, Poole EM et al. Postdiagnosis social networks and breast cancer mortality in the after breast cancer pooling project. Cancer 2016; doi:10.1002/cncr.30440.