Due interessanti studi presentati a Vienna al Congresso ESMO 2012 hanno dimostrato che i recenti, notevoli miglioramenti nel trattamento del carcinoma mammario potrebbero aiutare a conservare il seno a molte donne. Di fatto però un approccio terapeutico conservativo viene offerto ancora a poche.
Dallo IEO di Milano in particolare arriva lo studio NeoALTTO – a cura della dottoressa Criscitiello e del suo gruppo di ricerca – che ha analizzato i differenti fattori che possono aver influenzato la scelta della chirurgia offerta ai pazienti selezionati. La combinazione di paclitaxel, lapatinib e trastuzumab aumenta la possibilità di eradicare il tumore con risposta patologica completa mediante chirurgia, rispetto alla combinazione di paclitaxel con l’una o l’altra molecola.
Tuttavia, nonostante l’alta percentuale di risposta, è stato proposto solo al 40% delle donne un approccio chirurgico conservativo del seno.
Come sostiene Carmen Criscitiello, purtroppo “il successo dello studio seguendo il trattamento paclitaxel in combinazione con lapatinib e trastuzumab non si è tradotto in un tasso maggiore di donne operate con conservazione del seno”.
Michael Gnant (Vienna), commentando lo studio, ha affermato che “il lavoro della dottoressa Criscitiello è molto importante per la conservazione del seno delle pazienti. Lo studio suggerisce che un approccio più attento alla conservazione del seno può essere usato, specie in pazienti con un eccellente risposta, offrendo miglioramenti nelle terapie proposte”.
Un altro trial ha riguardato il ricorso a chemio e radioterapia congiunte nel trattamento del tumore mammario precoce, combinazione in grado di ridurre il rischio di ricorrenza senza comportare un impatto negativo sull’aspetto del seno.
Lo studio di Indrajit N. Fernando (Birmingham) ha fotografato 351 donne operate al seno che avevano utilizzato chemioterapia e radiologia insieme. L’obiettivo era valutare in seguito l’estetica delle mammelle sulla base di interviste alle donne operate ad 1 anno, 2 e 5 dopo l’operazione.
Il report di Birmingham aggiunge – secondo Gnant – informazioni importanti al concetto attuale di terapia adiuvante dopo operazione chirurgica. Mentre unire chemioterapia e radioterapia risulta contraddittorio secondo gran parte degli standard istituzionali, è invece un approccio terapeuticamente possibile senza causare ulteriore dolore. Chiaramente, i dati devono essere confermati in altri studi, e i benefici e i rischi di questa strategia terapeutica dovranno essere ulteriormente valutati con attenzione.
Andare in bici, per un oncologo come me, è una metafora della bellezza e delle difficoltà del nostro lavoro.