Skip to main content

Sorveglianza attiva per il tumore della prostata, nuovi dati INT

By 20 Settembre 2017Maggio 12th, 2021No Comments
NewsTemi

La sorveglianza attiva del tumore della prostata consente di evitare gli effetti indesiderati di trattamenti non necessari e quindi inappropriati. Lo dimostrano i dati di studio in corso da undici anni e condotto da un team di specialisti del Programma Prostata e delle Divisioni di Urologia, Radioterapia Oncologica, Radiologia, Anatomia Patologica, Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e del Dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia dell’Università degli Studi di Milano.

«Si tratta di uno dei più ampi studi condotto da un singolo istituto a livello europeo, comparabile con le più importanti coorti nordamericane – afferma Riccardo Valdagni, Direttore della Radioterapia Oncologica 1 e del Programma Prostata Istituto Nazionale Tumori di Milano, Professore Associato del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università degli Studi di Milano. – È in sostanza la più grande casistica italiana di pazienti con tumore della prostata a basso rischio attraverso la quale abbiamo potuto identificare un approccio alla malattia molto diverso rispetto al passato». «Un ulteriore fiore all’occhiello per il nostro Istituto che sottolinea ancora una volta ciò che rappresenta l’INT: un importante Centro di riferimento nazionale ed internazionale per una ricerca di valore e il trasferimento in tempi rapidi delle scoperte dal laboratorio di ricerca al letto del paziente. Non è poco, perché significa offrire maggiori probabilità di successo delle terapie e una migliore qualità di vita». – precisa Enzo Lucchini, Presidente Istituto Nazionale Tumori di Milano.

In totale sono stati arruolati e seguiti 818 pazienti con tumore della prostata ad andamento indolente, che sono stati sottoposti a monitoraggio continuativo con l’obiettivo principale di ridurre o differire i trattamenti curativi. «Il dato estremamente positivo emerso dallo studio – commenta Valdagni – è che a distanza di cinque anni, il 50 percento dei pazienti è ancora nel programma di sorveglianza attiva. In più, non si sono verificati decessi a causa del carcinoma prostatico e neppure metastasi. Questo significa che la metà dei pazienti arruolati, a 5 anni dalla diagnosi, ha potuto evitare gli effetti indesiderati di un trattamento curativo non necessario e quindi inappropriato».

«Lo studio è nato da una necessità nota da tempo, che riguarda non solo il tumore della prostata: ridurre l’overtreatment, vale a dire l’eccesso di trattamenti radicali, il più delle volte gravati da rilevanti effetti collaterali chiarisce Giovanni Apolone, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano. – Nessuno mette in dubbio la validità delle strategie terapeutiche disponibili, questo va precisato. Ma nel caso dei tumori indolenti potrebbero essere evitate per tutta la vita oppure posticipate seguendo il paziente in un programma di sorveglianza attiva». Tutti i pazienti vengono sottoposti annualmente a due controlli clinici con palpazione della ghiandola prostatica e a quattro analisi del PSA. Al termine del primo anno dopo l’entrata e periodicamente durante il programma di sorveglianza attiva, è necessario anche ripetere la biopsia. «Naturalmente la sicurezza della sorveglianza attiva è garantita dalla presenza di un buon team multidisciplinare che si occupa del paziente sia dal punto di vista clinico, sia psicologico quando necessario» – dice Valdagni.

A dimostrazione del peso di un’équipe composta da più voci, c’è anche il dato relativo a chi ha cambiato strada e ha deciso di non aderire più allo studio. È stata infatti registrata l’uscita a causa di uno stato di ansia solo del 1,1 percento dei partecipanti. «I due attori principali del team sono l’urologo e l’oncologo radioterapista, ai quali si aggiunge lo psicologo che in caso di bisogno supporta il paziente nella scelta tra le opzioni terapeutiche e la sorveglianza attiva – afferma Valdagni. – Solo così il paziente può ricevere un’informazione trasparente, come indicato dalle linee guida».

Fonte: Ufficio stampa Fondazione IRCCS – Istituto Nazionale dei Tumori (INT) 2017