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Simultaneous care, Italia all’avanguardia

By 5 Novembre 2012Novembre 12th, 2013No Comments
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In seno al Congresso AIOM di Roma, una sessione educazionale è stata dedicata al controllo dei sintomi e alla simultaneous care nell’ambito della continuità di cura in oncologia.

Già il Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per il 2011-2013 (Ministero della Salute) auspicava che un livello base di competenza in cure palliative divenisse patrimonio culturale di tutti i medici che prendono in cura il malato oncologico, laddove un livello superiore dovrebbe esser di pertinenza di coloro che svolgono la propria attività nelle U.O. di cure palliative, hospice e assistenza domiciliare. Secondo il modello simultaneous care, infatti, l’integrazione tra terapie oncologiche e cure palliative deve avvenire precocemente nel percorso di cura in ogni fase di malattia. Anche per questo il documento riteneva necessario fosse presente una unità di cure palliative nell’ambito del dipartimento ospedaliero e che in ogni U.O. di Oncologia ci fossero uno o più medici dedicati alla gestione clinica di tali situazioni.

Grazie allo studio di JS Temel (Early palliative care for patients with metastatic non-small-cell lung cancer. N Engl J Med 2010:19;733-42) è ormai certo che le simultaneous care consentono di ottenere una migliore qualità della vita, un miglior controllo dei sintomi, una riduzione della depressione e dell’ansia, un minore stress emotivo dei caregiver. Ma i vantaggi si riverberano anche, e soprattutto, sulla qualità della vita del malato, consentendo un maggior rispetto delle sue volontà, un minor utilizzo di chemioterapici negli ultimi due mesi di vita, associato a un più frequente e prolungato uso dell’assistenza palliativa e, last but not least, una sopravvivenza maggiore di tre mesi rispetto ai malati gestiti con il trattamento oncologico standard.

L’AIOM, già dal 2008, ha istituito una task force “cure palliative in oncologia
”, ritenendo che la mission dell’oncologia medica debba ispirarsi alla cultura del non abbandono e garantire ad ogni malato di cancro l’attenzione alla qualità della vita, la continuità terapeutico-assistenziale in tutte le fasi di malattia, ponendo il malato e non il tumore al centro dell’attenzione e delle cure.

“La task force è costituita dai centri italiani che hanno ricevuto una certificazione dalla Società Europea di Oncologia Medica perché garantiscono questo modello d’integarazione tra le terapie oncologiche e le cure palliative”, spiega Vittorina Zagonel, coordinatrice del gruppo.

Tra gli obiettivi di questa task force c’è anche quello di diffondere tale modello di presa in carico globale del malato tanto che oggi sono ben 26 i centri italiani certificati. L’Italia è quindi al primo posto in Europa come numero di centri certificati, seguita dalla Germania che ne ha 20. E’ importante, inoltre, che terapie di supporto, cure palliative e cure di fine vita rappresentino un continuum lungo tutto il percorso di malattia del paziente oncologico.

Anche per questo AIOM sostiene lo sviluppo di protocolli di ricerca in tema di trattamenti palliativi, intesi come trattamenti mirati al controllo dei sintomi del tumore quali, ad esempio, dolore, dispnea, fatigue, aspetti nutrizionali e li considera importanti quanto le sperimentazioni sui nuovi farmaci antineoplastici.