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Screening PSA, il dibattito sulle nuove raccomandazioni USPSTF

By 27 Aprile 2017Maggio 12th, 2021No Comments
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La pubblicazione delle nuove raccomandazioni della United States Preventive Services Task (USPSTF) in tema di screening con il PSA (1) per il carcinoma prostatico ha scatenato reazioni opposte. Al centro della questione, la promozione del test da una raccomandazione di livello D (“i danni superano i benefici”) a una di livello C (“è una decisione individuale”) per gli uomini di età compresa tra i 55 e i 69 anni. A festeggiare sono gli urologi, a preoccuparsi gli oncologi. Tra gli ultimi figura anche Vinay Prasad, assistant professor della Division of Hematology Oncology della Oregon and Science University. Il ricercatore statunitense ha recentemente esposto le sue perplessità in un articolo pubblicato su STAT in cui sostiene che questo tipo di screening “riduce il rischio di morire di cancro della prostata, ma non riduce il rischio di morire”.

Lo screening con il PSA prevede la misurazione di questo parametro in individui sani per identificare eventuali neoplasie nascoste. Tuttavia, come sottolinea Prasad, “Nessuno studio randomizzato ha mai dimostrato che questa procedura sia in grado di evitare delle morti o di migliorare la qualità di vita dei pazienti”. Questo a causa dei potenziali effetti negativi dello screening, come i falsi positivi e gli effetti collaterali associati alla diagnosi e al trattamento, tra cui figurano: incontinenza, impotenza e, in alcuni casi, la morte del paziente. “Il malinteso più grande in merito al test è che questo permetta di ‘salvare delle vite’ quando in realtà c’è grande incertezza”, spiega Prasad. I fenomeni della sovradiagnosi e del sovratrattamento sono infatti comuni nello screening con il PSA: tra il 20% e il 50% dei casi, secondo le stime della USPTF. Ad esempio, alcuni trattamenti per il cancro della prostata, come la radioterapia, possono aumentare il rischio di sviluppare un secondo tumore. È quindi naturale chiedersi: lo screening permette di ridurre (anche se moderatamente) il rischio di morire per cancro alla prostata o aumenta invece il rischio di morire per gli effetti collaterali associati a un eventuale sovradiagnosi? Al momento, sottolinea Prasad, “nonostante i numerosi studi a riguardo, non è possibile sapere in quale dei due scenari ci troviamo”.

Infatti, per quanto uno studio europeo di grandi dimensioni (European Randomised Study of Screening for Prostate Cancer) (3) abbia messo in evidenza una riduzione pari circa al 20% del rischio di morire per un carcinoma della prostata per i pazienti sottoposti allo screening, questo effetto protettivo è emerso solo in alcuni contesti. Ad esempio, in Finlandia non si è rilevato alcun beneficio, mentre in Svezia questi sono risultati superiori alla media. Inoltre, quello che non convince in merito allo studio, sottolinea Prasad, è che i dati raccolti non siano stati messi a disposizione degli altri ricercatori. “Per questioni di salute pubblica non è positivo nascondere o tenere segrete le informazioni. Bisogna mettere tutte le carte in tavola”.

È tuttavia positivo che la raccomandazione della USPSTF precisi che la decisione deve essere presa sulla base delle caratteristiche e necessità individuali. Lo screening può essere utile per alcuni uomini, ad esempio quelli meno esposti ai rischi associati, mentre per altri può essere solamente dannoso. Per alcune classi di pazienti, come gli afroamericani e quelli caratterizzati da una storia familiare di cancro alla prostata, la USPSTF suggerisce una certa cautela: “Lo screening offre un beneficio minimo nel ridurre il rischio di sviluppare la neoplasia. Molti uomini possono invece andare incontro alle problematiche associate, come falsi positivi, sovradiagnosi ed effetti collaterali associati ai trattamenti”. Secondo Prasad, è quindi prima di tutto fondamentale che i medici siano onesti riguardo a questa procedura: “Lo screening con il PSA va bene per alcuni pazienti, ma solo se i clinici sono franchi nel dichiarare tutto quello che il test permette, e non permette, di fare”.

Fabio Ambrosino

1. U.S. Preventive Service Task Force. Draft Recommandation Statement. Prostate Cancer: Screening. Pubblicato l’11 aprile 2017.
2. Prasad V. The new recommendations for prostate cancer screenings are a bad deal. STAT; pubblicato l’11 aprile 2017.
3. Schröder FH, Hugosson J, Roobol MJ, et al. Screening and cancer mortality: results of the European Randomised Study of Screening for Prostate Cancer (ERSPC) at 13 years follow-up. The Lancet 2014; 384: 2027 – 2035.
4. Andriole GL, Crawford ED, Grubb RL, et al. Prostate cancer screening in the Randomized Prostate, Lung, Colorectal, and Ovarian Cancer Screening Trial: mortality results after 13 years of follow-up. Journal of the National Cancer Institute 2012; 104(2): 125 – 132.