Due recenti studi presentati in occasione della 13a edizione dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) Meeting confermano il valore di trabectedina, agente multitarget che lega il DNA e agisce sul microambiente tumorale, derivato originariamente dal tunicato marino Ecteinascidia turbinata e ora prodotto in modo sintetico, evidenziandone l’efficacia nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli anche come terapia di prima linea.
Il primo studio, un trial multicentrico di fase II condotto dal French Sarcoma Group, ha valutato l’efficacia dell’associazione trabectedina più doxorubicina quale protocollo di prima linea nei leiomiosarcomi (LMS) non operabili o metastatici.
I pazienti arruolati venivano stratificati in leiomiosarcomi uterini, U-LMS (n=45) e dei tessuti molli, ST-LMS (n=62). L’endpoint primario dello studio era determinare il tasso di controllo della malattia.
I primi dati maturi presentati all’ASCO fanno riferimento al gruppo con leiomiosarcoma uterino.
Le 44/45 pazienti valutabili, età mediana 58 anni, che nell’85% dei casi presentavano metastasi, principalmente polmonari, epatiche ed ossee, venivano trattate con sei cicli di chemioterapia somministrati ogni tre settimane secondo il seguente schema: doxorubicina 60 mg/m2 seguita da trabectedina 1.1 mg/m23-h al primo giorno, pegfilgrastim 6 mg al secondo giorno.
La terapia registrava un tasso di risposta (ORR-overall response rate) del 54,5% e un tasso di controllo della patologia (DCR-disease control rate) dell’86%, con una progression free survival (PFS) mediana di 8,2 mesi e PFS a 3 mesi dell’86%.
L’associazione trabectedina più doxorubicina si delinea quindi come efficace opzione terapeutica di prima linea, in grado di fornire significativi benefici clinici, a fronte di un soddisfacente e maneggevole profilo di sicurezza.
Il secondo studio, prospettico, randomizzato, di fase III, ha arruolato 121 pazienti, afferenti da 22 centri, con eterogenei sottotipi di sarcomi associati a traslocazione cromosomica (TRS).
Il risultati della ricerca illustrati nella poster session sottolineano come il braccio trattato in prima linea con trabectedina abbia ottenuto overall survival (OS)e progression free survival (PFS) sovrapponibili a quelli riscontrati nella terapia“gold standard” a base di doxorubicina.