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Presente e futuro dell’immuno-oncologia: il punto di Paolo Ascierto e Michele Maio

By 27 Aprile 2016No Comments
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Che cosa abbiamo imparato dall’immunoterapia negli ultimi anni? Quesito alla base del congresso AIOM dedicato al tema “Presente e futuro dell’immuno-oncologia”, che si è tenuto a Roma il 15 e 16 aprile. Lo abbiamo chiesto a Paolo Ascierto (INT – IRCCS Fondazione “Pascale”, Napoli) tra i relatori presenti all’evento, che ha ripercorso le tappe della conoscenza finora accumulata dall’immunoterapia nel melanoma, suo primo terreno di prova, prima di rivelarsi promettente anche per altre numerose patologie oncologiche, come quelle del polmone, del rene, dell’ovaio, del distretto testa-collo e degli altri tumori solidi ed ematologici in corso di sperimentazione. Una conoscenza basata su alcune conquiste “chiave”: la possibilità di raggiungere le così dette cronicizzazioni di malattia (nel 20% di pazienti con ipilimumab e in percentuale ancora maggiore con gli agenti anti PD-1, come i dati a 2 anni dei nuovi agenti lascerebbero sperare); di ottenere una risposta da parte di patologie eterogenee per istologia e status mutazionale; di essere combinata con altre armi terapeutiche (immunologiche e non: chemio, radio, trattamenti a target molecolare); di poterne gestire il peculiare profilo di tossicità (soprattutto cutanea, gastrointestinale, epatica ed endocrina) attraverso la diagnosi precoce e l’utilizzo di ormai noti algoritmi di trattamento.

È su queste basi che si fonda oggi il futuro dell’immunoterapia in oncologia, un futuro “complesso”, come afferma Michele Maio (U.O.C. Immunoterapia Oncologica, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese), non solo per l’eterogeneità di tumori che coinvolge, ma soprattutto perché basato su meccanismi che lasciano ipotizzare innumerevoli strategie terapeutiche con innumerevoli farmaci immunologici in grado di aumentare ulteriormente la sopravvivenza a lungo termine dei malati.