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Prendere due volte la mira con il T-DM1

By 10 Ottobre 2011Novembre 13th, 2013No Comments
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bow_targetAll’European Multidisciplinary Cancer Congress 2011 sono stati presentati risultati dello studio di fase II TDM4450g in pazienti con tumore alla mammella metastatico HER-2 positivo non pretrattati. Lo studio ha messo a confronto l’utilizzo di trastuzumab-emtansine (T-DM1) con la combinazione di trastuzumab più chemioterapia (docetaxel), ad oggi terapia standard in prima linea metastatica.

I risultati hanno mostrato che le pazienti che hanno ricevuto trastuzumab-emtansine (T-DM1) hanno avuto una riduzione del 41% del rischio di peggioramento della patologia (sopravvivenza libera da progressione), con un incremento di 5 mesi della mediana di sopravvivenza. Inoltre, le pazienti trattate con trastuzumab-emtansine (T-DM1) hanno sofferto meno effetti collaterali, sia lievi che importantii, rispetto a quelle trattate con trastuzumab in associazione a chemioterapia, con un tasso di effetti collaterali di grado 3-4 ridotto: 46,4% vs 89,4%. Per quanto riguarda la sopravvivenza i dati sono ancora prematuri. Il numero dei decessi è risultato identico in ciascun braccio di trattamento dello studio e nessun decesso è stato ritenuto dagli sperimentatori correlato al trattamento trastuzumab emtansine (T-DM1) o trastuzumab più chemioterapia.

“La ridotta tossicità è un risultato molto importante per la qualità della vita delle nostre pazienti”, commenta Sandro Barni, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio. “Altrettanto importante – e da non sottovalutare – è la ridotta alopecia riscontrata nel gruppo tratto con T-DM1. La perdita di capelli è un aspetto sul quale non ci soffermiamo più di tanto ma che per una donna anche metastatica è molto importante.”

Il T-DM1 ha dimostrato un buon profilo di sicurezza e tollerabilità. Nel complesso i risultati dello studio di fase II TDM4450g presentati al Congresso europeo sono incoraggianti.

“È molto importante avere un’altra arma per contrastare la malattia nel subset dei tumori della mammella HER2 positivi che sono circa il 20%”, continua l’oncologo. “Il T-DM1 è un farmaco che conoscevamo da circa 2 anni. Di fatto si tratta di un chemioterapico noto, il trastuzumab, ma in associazione all’anticorpo monoclonale e ad un farmaco antiblastico. La combinazione permette di prendere la mira non una volta ma due (doppio target) e quindi di intervenire con trattamento molto mirato. La controprova è la ridotta tossicità rilevata nello studio di fase II, presentato a Stoccolma: più un farmaco è selettivo sul tumore, più la tossicità è contenuta”.

“Potenzialmente il T-DM1 costituisce un’importante arma per contrastare il tumore. Non pensiamo però che si tratti di un farmaco miracoloso che va a colpire esclusivamente le cellule neoplastiche (questo è ancora un sogno irrealizzabile). È una target-therapy che colpisce prevalentemente le cellule neoplastiche a differenza dei chemioterapici che agiscono prevalentemente sulle cellule in proliferazione”, commenta Barni. “Al momento possiamo dire che i punti di forza di T-DM1 sono il nuovo meccanismo d’azione, la tossicità ridotta, il miglioramento della sopravvivenza libera da progressione. Ora, come ha commentato la collega Piccart-Gebhart, aspettiamo i dati sulla sopravvivenza e gli studi di fase III. Il T-DM1 è un farmaco ancora sperimentale e che stiamo aspettando, anche se prima di un suo ingresso nella pratica clinica servono altri studi.”