
Luci e ombre per l’appropriatezza dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) nel carcinoma della mammella, almeno in Piemonte: le percentuali sono abbastanza buone ma c’è ancora molto lavoro da fare. Lo rivelano i primi dati disponibili di un progetto della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta che ha condotto una valutazione dei PDTA nel carcinoma della mammella in Piemonte illustrati in occasione del convegno “PDTA LAB: esperienze e risultati”, svoltosi a Roma presso il Senato della Repubblica il 16 giugno 2017.
Si tratta di un progetto biennale volto alla costruzione di un modello di analisi per la valutazione e il governo dell’inappropriatezza clinica ed economica nell’ambito dei PDTA del tumore della mammella (e altri tumori). L’obiettivo è realizzare una riduzione dell’inefficienza e un maggiore finanziamento dell’innovazione, attraverso l’analisi e la definizione di specifici indicatori (KPI) di diagnostica, chirurgia, terapia farmacologica e follow-up. Il progetto prevede quattro fasi di attuazione. Il primo step è stato l’individuazione di alcuni indicatori (KPI) per il carcinoma della mammella e del colon-retto. La seconda fase, che sarà completata entro l’estate 2017, prevede l’estrazione dei dati da flussi amministrativi e clinici su database aziendali e regionali. A questa seguirà l’organizzazione di incontri per il monitoraggio periodico dei risultati e la loro analisi, con eventuale rivalutazione degli indicatori; contemporaneamente saranno emessi ogni 12, 18, 24 mesi dei Report redatti dalla Asl Cn2 e pubblicati dalla Rete Oncologica sul proprio sito. Infine la quarta e ultima fase prevede la presentazione dei risultati in convegni ad hoc.
“Abbiamo individuato degli indicatori di struttura, come la presenza di specialisti ad hoc nei reparti, e degli indicatori di processo. Abbiamo quindi verificato che per almeno il 90% dei pazienti trattati vengano rispettati gli indicatori temporali necessari per completare la stadiazione”, spiega Oscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Funzionale Interaziendale Interregionale della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta. “L’analisi parte già dalla prima visita al Centro accoglienza e servizi, inserita nel nomenclatore regionale, fino alla visita del Gruppo interdisciplinare cure che stabilisce la strategia terapeutica fino alla stadiazione. Una volta raccolti i dati si passa agli audit locali, per capire le motivazioni di eventuali criticità rilevate. In questo processo si guarda anche a indicatori di esito come la mortalità e anche la qualità di vita”.
Giovanni Messori Ioli, Direttore Sanitario della ASL CN2 di Alba, illustra i dati finora raccolti: “Nel KPI 1 abbiamo valutato la % di pazienti con una stadiazione patologia di stadio I e II che nella fase pre intervento (2 mesi) hanno eseguito uno tra i seguenti accertamenti: ECO epatica, TAC, RMN (eccetto torace), scintigrafia ossea, PET. La % dovrebbe essere vicina allo zero, ma nel Piemonte il dato è risultato attorno al 18-20%. Il KPI 2 ha valutato % di pazienti con una stadiazione patologia di stadio I e II che post intervento (2 mesi) hanno fatto uno tra i seguenti accertamenti: ECO epatica, TAC, RMN (eccetto torace), scintigrafia ossea, PET. La % dovrebbe essere vicina allo zero ma in Piemonte ci siamo assestati attorno al 34%. Sono dati che già ci fanno capire quanto spazio c’è per questa vera e propria erosione dell’appropriatezza. Per quanto riguarda il KPI 3, che riguardava la % di pazienti con svuotamento ascellare e/o ricostruzione in intervento successivo alla mastectomia (3 mesi) abbiamo notato che nella Regione siamo su livelli di eccellenza, il che ci fa capire quanto sul percorso chirurgico ci sia la massima attenzione da parte degli specialisti. Il KPI 4 andava a studiare la % di pazienti con re-intervento di mastectomia (con identificazione del tempo al re-intervento): qui la letteratura non è ancora chiarissima ma comunque ci siamo attestati su un 10% che è una discreta performance. Il KPI 5 misurava la % di pazienti in adiuvante che iniziano la terapia adiuvante entro 60 giorni dall’ultimo intervento: abbiamo rilevato anche qui una discreta aderenza. Per quanto riguarda il KPI 6, cioè la % di pazienti con resezioni parziali con radioterapia entro 90 giorni dall’ultimo intervento (se senza adiuvante) o entro 180 giorni dall’ultimo intervento (se con adiuvante) abbiamo rilevato dati molto molto buoni. Infine per il KPI 7, la % di pazienti con frequenza annuale di ECO epatica o TAC o RMN (eccetto mammaria) o scintigrafia ossea o PET, dove la % dovrebbe essere vicina allo zero, abbiamo un 20%. Come per i KPI 1 e 2 si evidenziano numeri molto alti, forse legati al fenomeno della medicina difensiva”.
Al di là dei punti singoli, emerge da questi dati preliminari come solo un 1% delle pazienti piemontesi segua un percorso terapeutico di totale inappropriatezza. Un dato apparentemente molto buono, ma non mancano le ombre. Se infatti è il 22% delle pazienti a non presentare nessuna inappropriatezza, da questo dato consegue che ben il 78% si discosta molto o poco da un percorso terapeutico appropriato.