L’aggiunta di pazopanib al regime standard aumenta la sopravvivenza libera da progressione nelle donne con carcinoma ovarico avanzato.
Secondo i nuovi dati presentati a Chicago, pazopanib – somministrato oralmente dopo terapia chirurgica e chemioterapia – estende la sopravvivenza libera da progressione in media di 5,6 mesi, rispetto al placebo. Infatti, il tempo mediano alla progressione di malattia nel gruppo trattato con pazopanib è risultato di 17,9 mesi, rispetto ai 12,3 mesi nei pazienti trattati con placebo.
Com’è noto, il carcinoma ovarico è uno dei tumori più insidiosi, con una tasso di remissione soltanto del 20-25%. Nonostante il successo delle terapie iniziali (chirurgia e chemio), una percentuale superiore al 70% delle pazienti purtroppo recidiva, la metà delle quali nel corso del primo anno. «Se il pazopanib sarà approvato per il tumore ovarico, molte pazienti potranno giovarsi di un periodo più lungo libero da malattia e da chemioterapia. Un periodo durante il quale sarà la paziente a mantenere il controllo della malattia, piuttosto che la malattia a condizionare la vita della paziente», nota il primo autore Andreas du Bois (Essen, Germania).
Lo studio clinico multicentrico di fase III si poneva come endpoint primario la PFS ed ha arruolato 940 partecipanti, con diagnosi istologicamente confermata di tumore ovarico epiteliale avanzato, alle tube di Falloppio o di carcinoma peritoneale primario. Lo studio è stato promosso dal gruppo AGO-OVAR16, del quale fanno parte anche gli italiani Nicoletta Colombo (Milano) e Sandro Pignata (Napoli).
Criteri di ammissibilità includevano la malattia allo stadio da II a IV, assenza di progressione dopo intervento chirurgico e cinque o più cicli di chemioterapia con platino-tassano. Il 91% alla diagnosi iniziale presentava malattia allo stadio III/IV, ed il 58% delle pazienti non presentava malattia residua dopo l’intervento chirurgico.
Le pazienti sono state assegnate in modo randomizzato a ricevere pazopanib 800 mg al giorno o placebo per un massimo di 24 mesi. Il tempo mediano dalla diagnosi alla randomizzazione è stato di 7,0 mesi nel gruppo pazopanib e di 7,1 mesi nel gruppo placebo. La sopravvivenza mediana libera da progressione è risultata del 17,9 mesi nel gruppo pazopanib contro i 12,3 mesi nel gruppo placebo (hazard ratio = 0,766, 95% CI = 0,64-0,91, p = 0,0021). I dati di sopravvivenza globale non sono ancora maturi.
Secondo Carol Aghajanian, portavoce ASCO, ginecologa esperta di tumori femminili, «le recidive rimangono fin troppo comuni per le donne con tumore ovarico avanzato. Questo ampio studio dimostra che colpire più vie molecolari contemporaneamente può avere un impatto sostanziale sulla capacità di crescita di questo tipo di tumore, offrendo ai nostri pazienti un tempo significativamente più lungo prima della eventuale ricaduta. Questo studio offre dunque un esempio reale di come l’era della medicina di precisione nella ricerca sul cancro stia dando risultati in ambiti nei quali non esistono al momento farmaci alternativi approvati».