
È possibile stabilire una relazione di ascolto con il malato anche quando questi non è presente? Se si tiene davvero al dialogo, non si può non essere interessati ad ascoltare l’altro, oltre che ad essere ascoltati. La rilevanza degli aspetti comunicativi e relazionali nell’intervento medico attraversano tutta la storia della medicina. A maggior ragione oggi qualsiasi decisione clinica non può che emergere dall’integrazione dell’esperienza del medico coscienzioso e informato delle migliori evidenze scientifiche disponibili, mediate dalle preferenze e dal vissuto del paziente. Nasce da questa premessa il progetto Kerubin, presentato il 29 aprile presso la So.Re.Sa. di Napoli.
Come stringere la relazione tra il paziente oncologico, i terapeuti e il contesto famigliare, rendendo possibile un’interazione continua, capace di non far sentire solo il malato e in grado al contempo di fornire informazioni continuamente aggiornate ai curanti? Grazie ad una piattaforma complessa, “compressa” in una app, sviluppata dalla società OPT Consulenza di Direzione, sulla base delle indicazioni di un team coordinato da Giacomo Cartenì (direttore UOC Oncologia, AOC Cardarelli, Napoli).
Antonella Guida (Direzione generale tutela per la salute, Regione Campania) e Annalisa Capuano (Responsabile Centro farmacovigilanza, Regione Campania) hanno dato fin qui il loro avallo e l’appoggio istituzionale ad un progetto che potrebbe comportare vantaggi assai rilevanti non soltanto per il paziente oncologico, ma anche per il sistema sanitario nel complesso, consentendo una maggiore aderenza alla terapia e quindi anche risparmi di tempi e di costi, la prevenzione e la gestione degli aventi avversi e, forse soprattutto, un minor ricorso alle strutture assistenziali (valutabile fino ad un -30%).
La app Kerubin sarà disponibile per il paziente h24, e consultabile in tempo reale dai curanti (specialisti oncologi, ma anche MMG, come sottolineato da Gaetano Vennarecci, Presidente SIMG campano) attraverso report puntuali, raccolta degli esami strumentali, e più in generale favorendo contatti e scambi reali di informazioni fra i pazienti tramite una community a loro riservata, accessibile agli operatori e monitorabile.
Ogni malato potrà restare così al centro dell’attenzione costante e informata dei curanti che potranno intercettare precocemente possibili eventi avversi, rendersi conto “in diretta” delle eventuali falle nell’aderenza ai trattamenti e delle abitudini alimentari e degli stili di vita dei loro malati. Ciò dovrebbe anche consentire di ridurre il ricorso “indebito” alle strutture assistenziali, decongestionandole, e di limitare i contenziosi medico-legali. Com’è naturale, Kerubin dovrà integrarsi con il fascicolo elettronico medico e con le piattaforme regionali. La messe dei dati raccolti potrà esser messa a disposizione della comunità scientifica per la ricerca, con modalità delicate e ancora da accertare. Fatta salva la privacy dei malati, resta il nodo della proprietà dei dati così collettati.
In sostanza, Kerubin potrà essere un’esperienza davvero pionieristica, capace di aprire la strada ad app simili, sviluppate in base alla medesima logica, nel campo di altre malattie croniche, per esempio in ambito neurologico o pneumologico.
Luciano De Fiore