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Oncologia personalizzata: una rivoluzione?

By 5 Ottobre 2012Novembre 8th, 2013No Comments
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La cura del cancro appare radicalmente trasformata da quando si sono scoperte le mutazioni molecolari che sovraintendono all’insorgere di diverse tipologie tumorali. La medicina personalizzata, oltre che un lucroso affare per le aziende sabine-teipar-esmo2012diagnostiche e del farmaco, potrebbe divenire presto per l’oncologia una realtà clinica, grazie alle terapie a bersaglio molecolare già in uso.
Oltre ad una maggiore efficacia terapeutica dal lato del paziente, anche in termini di riduzione della tossicità e di migliore qualità della vita, ciò potrebbe consentire in prospettiva risparmi notevoli in termini di spesa sanitaria, permettendo di dare farmaci efficaci solo a chi se ne può realmente giovare.
Lo studio presentato a Vienna da Sabine Tejpar (Lovanio, nella foto) dimostra però che i pazienti in larga maggioranza non sono a conoscenza di questa rivoluzione. Ben due terzi dei malati di cancro, infatti, non sono consapevoli del fatto che è possibile determinare – grazie a dei test – chi più probabilmente potrà beneficiare di una determinata terapia.
La ricerca ha coinvolto 811 pazienti provenienti da Argentina, Cina, Francia, Germania ed Italia, ai quali era stato diagnosticato un tumore nel corso degli ultimi cinque anni. Tra di essi, 164 con carcinoma della mammella avanzato, 157 con tumori polmonari agli stadi III/IV e 490 con tumore colorettale metastatico.
I risultati dimostrano che il 32% dei pazienti (260), intervistati telefonicamente, non sapeva fossero disponibili test volti a determinare quali terapie possono agire meglio in determinati individui, mentre il 53% riteneva possibili queste analisi. Secondo la ricerca, le pazienti con tumore alla mammella erano le meglio informate (62%), seguite dai pazienti con cancro colorettale (52%) e polmonare (48%). In ogni caso, l’89% dei malati ha dichiarato di volere che i medici informino i pazienti su tutte le opzioni di trattamento possibili per la loro malattia. Soltanto l’1% rifiuta di esserne messo a conoscenza (mentre il 10% preferirebbe non sapere).
Interessante notare che ben il 66% dei malati ha dichiarato che sarebbe stato disponibile a ritardare le cure se ciò gli avesse consentito di sottoporsi alle analisi necessarie per selezionare il farmaco più efficace alla propria malattia, ed il 54% avrebbe atteso anche per più di due settimane.
Colpisce – nota Sabine Tejpar – che i pazienti si sono detti favorevoli a che gli ospedali conservino i loro referti biologici anche se ciò non giova direttamente alla loro cura, il che dimostra quanto tengano all’avanzamento complessivo delle conoscenze sul cancro.
Venire a conoscenza dei nuovi trattamenti, informarsi delle terapie più avanzate anche via internet, deve accompagnarsi dunque ad un’altrettanto consapevolezza che non tutti i nuovi farmaci sono egualmente efficaci per tutti, ma che esistono i test per determinarlo.