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Oncologia, attenzione ai tagli lineari e indiscriminati

By 17 Maggio 2013No Comments
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Costruire un nuovo modello assistenziale per i pazienti colpiti dal cancro, meno centrato sull’ospedale e più orientato a forme alternative. Con ricoveri diurni, maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia nelle fasi successive ai trattamenti nosocomiali e servizi ambulatoriali, domiciliari e residenziali.

La spending review può rappresentare un’occasione per ripensare la mappa dell’oncologia italiana, purché la norma venga interpretata correttamente: il taglio dei posti letto richiesto dal provvedimento non può essere realizzato senza tenere in debito conto le esigenze dei malati oncologici. È concreto infatti il rischio che, in assenza di verifiche, le Regioni operino, in modo indiscriminato, riduzioni lineari, per rientrare nei valori previsti dalla legge.

Questo il monito lanciato in occasione dell’VIII Giornata nazionale del malato oncologico, in relazione ai dati emersi dal V Rapporto sulla condizione assistenziale del malato oncologico. Il Rapporto denuncia infatti gravi carenze nell’organizzazione dell’assistenza domiciliare e nella distribuzione territoriale degli hospice. Ad esempio, a fronte di 598 posti letto in hospice in Lombardia e 241 in Emilia Romagna, se ne registrano ancora solo 20 in Campania e 7 in Calabria, mentre vi sono 27 strutture con servizio di radioterapia in Lombardia, 7 in Puglia e 3 in Calabria. E il fascicolo sanitario elettronico è utilizzato solo in 5 Regioni.

Preoccupante anche la disomogeneità territoriale nella distribuzione dei centri di Radioterapia oncologica: dei 184 totali, 83 si trovano al Nord, 51 al Centro e 50 al Sud. E la presenza di LINAC, acceleratori lineari fondamentali per i trattamenti radioterapici, è ben al di sotto degli standard europei: sono 361, con una media nazionale di 6,1 per 1 milione di abitanti (quella attesa dalla UE è compresa fra 7 e 8).  Migliorano invece, rispetto al passato, i servizi di terapia del dolore, presenti nell’85% delle realtà sanitarie (89% al Nord, 81% al Centro, 80% al Sud-Isole).

“Esistono criticità , ha spiegato il Stefano Cascinu, presidente dell’Aiom, anche per alcune oncologie mediche, presenti in piccoli ospedali, prive degli indispensabili servizi di supporto e con casistiche assistenziali inferiori al minimo necessario per garantire esperienza sufficiente e trattamenti adeguati”.
Evidenze scientifiche dimostrano che strutture con bassi volumi di attività presentano statisticamente maggiori rischi per i malati con incrementi significativi della morbilità e mortalità specifiche. Queste criticità possono essere superate dalla costituzione delle reti oncologiche, unica modalità per fornire un adeguato supporto ai malati. Purtroppo, dopo tanti anni, solo poche Regioni si sono dotate di questi strumenti. Nel riesame delle dotazioni ospedaliere, le Regioni dovranno dunque evitare di operare tagli lineari, che incidano contestualmente su strutture inadeguate e su centri oncologici di eccellenza.