
Il rapporto tra alimentazione e cancro è da sempre al centro dell’attenzione di clinici e pazienti, ma nelle ultime settimane è finito nel mirino dei mass media ed è gettonatissimo sui social media a causa di due servizi televisivi della popolare trasmissione “Le Iene”.
La storia è quella del signor Antonio, un paziente con “due tumori al polmone” (forse un tumore recidivante?) e con metastasi cerebrale di 3 cm, che dopo due interventi chirurgici e dopo due cicli di chemioterapia e uno di radioterapia – che ha ridotto ma non eliminato la massa metastatica – ha deciso di rifiutare ulteriori cure. Convinto però dal figlio, l’uomo decide di seguire un “percorso di depurazione naturale” e aderire ad una strettissima dieta vegetariana stilata dall’esperta di Nutrizione oncologica Michela De Petris. Dopo qualche mese di questa terapia dietetica e comportamentale, il signor Antonio si sottopone a una TC di controllo e scopre che la metastasi cerebrale è scomparsa. Il paziente e la sua famiglia, comprensibilmente, attribuiscono tutto il merito al cambiamento di abitudini alimentari, e chiamano la redazione de “Le Iene” per raccontare la loro esperienza (il video sul sito de “Le Iene”). Il servizio televisivo suscita un vespaio di reazioni: i militanti vegani e i pasdaran della Medicina alternativa esultano.
L’oncologo Diego Cortinovis dell’Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza contatta via mail la redazione del programma Mediaset per protestare vibratamente: “Ritengo che il messaggio sia offensivo nei confronti dei tanti pazienti che con fiducia sperano di rimanere attaccati alla vita e che oggi si chiedono se non sia sufficiente uno spaghetto alla zucchina piuttosto che un percorso terapeutico consolidato e dimostrato (con tutti i limiti che le cure ancora oggi hanno)”. Per Cortinovis il signor Antonio ha visto scomparire la metastasi cerebrale al 100% grazie alla radioterapia, che è “uno di quei trattamenti che agisce anche nei mesi successivi”. Cortinovis – che è stato poi intervistato dalla “iena” Matteo Viviani – ha anche parole di apprezzamento per la De Petris, ma contesta il concetto di esclusività che potrebbe essere passato dal suo intervento: “Purtroppo non c’è uno studio che in maniera incontrovertibile determini la possibilità di provocare l’arresto della crescita di un tumore con la sola dieta”.
“Ritengo che il messaggio sia offensivo nei confronti dei tanti pazienti che con fiducia sperano di rimanere attaccati alla vita e che oggi si chiedono se non sia sufficiente uno spaghetto alla zucchina piuttosto che un percorso terapeutico consolidato e dimostrato (con tutti i limiti che le cure ancora oggi hanno)”.
Viene messo in onda un secondo servizio di approfondimento, che in parte corregge il tiro. Oltre a quelli della De Petris e di Cortinovis, nel filmato ci sono interventi di Umberto Veronesi (che ribadisce l’efficacia dell’alimentazione nella prevenzione e nel trattamento dei tumori e afferma nemmeno tanto tra le righe che i dati sull’argomento sarebbero “poco pubblicizzati” per conflitti d’interessi), del biologo nutrizionista oncologico Armando D’Orta (che afferma che attraverso un’alimentazione corretta e una dieta alcalina può essere prevenuto un 30-40% di tumori e, in caso di pazienti già malati, le recidive). Viene poi intervistato anche Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, il quale, pur sottolineando con forza che solo nel caso di tumori contro i quali gli oncologi sono del tutto impotenti può essere preso in considerazione l’uso esclusivo della terapia alimentare e comportamentale, lamenta lo scarso impegno di alcuni oncologi nel fornire ai pazienti delle stringenti linee guida dietetiche che possano essere d’ausilio alla terapia farmacologica. Berrino poi si scaglia contro i menù ospedalieri – a suo dire pieni zeppi di alimenti dannosi o comunque non stilati secondo logiche nutrizionali corrette – e lascia più volte intendere che le istituzioni sanitarie italiane non investano a sufficienza nella prevenzione per squallidi motivi di interesse (“Mediamente quello che diamo da mangiare ai malati nei nostri ospedali è il peggio del peggio (…). Noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino, eh… Mettiamola così: se noi ci ammaliamo, aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo spread. La Sanità è la più grande industria nazionale (…). Non c’è un interesse economico diretto nella prevenzione. È una commistione di ignoranza, stupidità e di interessi”).
“Noi vogliamo bene ai nostri malati, vogliamo che tornino, eh… Mettiamola così: se noi ci ammaliamo, aumenta il PIL, c’è crescita, diminuisce lo spread. La Sanità è la più grande industria nazionale (…)”
Un dibattito ricco e controverso, come si vede, nel quale si inserisce la recente uscita del volume “In cucina contro il cancro” (Il Pensiero Scientifico, 2014) firmato da Cesare Gridelli, Direttore di Struttura Complessa UO Oncologia Medica e del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’AORN “S.G. Moscati” di Avellino. Il volume, oltre a riassumere le nozioni di base sulle abitudini alimentari maggiormente collegate al rischio di sviluppare tumori e su quelle che invece sarebbe consigliabile privilegiare, propone 100 semplici ricette per alimentarsi in modo sano senza rinunciare al gusto.
Un dibattito nel quale anche tu puoi intervenire, partecipando alla nostra inchiesta
credo che debba iniziare una nuova era di riflessione comportamentale e di comprendere le basi biologiche e biocellullari attivate dalla alimentazione attraverso i suoi stimoli e mediatori biochimici e non attraverso la gratificazione del gusto e piacevolezza corporea(il metodo storico contadino di incrementare la massa corporea degli animali per la resa alimentare e nutrizionale esteso al mondo pediatrico adoloescenziale ed adulto-il grasso e la pancia come sinomino di salute -debba essere totalmente rimosso.
lbusato
Ad oggi non esiste nessun approccio alternativo in grado di guarire il cancro senza ricorrere alle validissime tecniche messe a punto dalla medicina occidentale: chirurgia,chemioterapia,radioterapia,immunoterapia ma sarebbe altrettanto irragionevole affidarsi solo a queste metodiche convenzionali,ignorando la naturale capacità dell’organismo di difendersi dai tumori tanto nella prevenzione quanto nel potenziamento delle terapie