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Quarant’anni di AIOM: numeri, politica e metodologia

By 25 Ottobre 2013Aprile 7th, 2021No Comments
CongressiNews

I primi quarant’anni di AIOM, condensati nella tre giorni milanese del Congresso nazionale. Attraverso una mostra celebrativa è stato possibile ricordare i volti dei precursori, protagonisti delle prime stagioni dell’oncologia italiana, insieme ad alcuni dei loro documenti, ad accordi con altre società scientifiche, a strumenti del mestiere. Tuttavia, lo sguardo dei congressisti è apparso molto più sporto sul futuro che non sul passato. L’oncologia italiana è attesa infatti da sfide rilevanti che impongono un di più di attenzione, oltre che uno sforzo organizzativo.

La contemporanea presentazione, in occasione del congresso, dei dati epidemiologici sui tumori nel nostro Paese ha reso ancora più evidente il livello della scommessa. Uno studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM), descrive la situazione dal 1970 al 2015 dei principali tumori nelle 20 regioni Italiane. I risultati sono pubblicati nel numero monografico di Tumori, disponibile anche online. Insieme, è stata anche presentata l’edizione 2013 del volume AIOM-AIRTUM I numeri del cancro in Italia.

«La disponibilità di queste cifre costantemente aggiornate e riferite all’anno in corso è fondamentale per la programmazione sanitaria – ha confermato il nuovo Presidente Eletto, Carmine Pinto –. Siamo consapevoli che la progressiva contrazione delle risorse disponibili impone scelte precise e razionali. E noi oncologi siamo pronti a fare la nostra parte. I risparmi devono provenire da profonde riforme strutturali, a partire dalla effettiva realizzazione delle reti oncologiche regionali. I tagli dei posti letto, indiscriminati e senza alcuna valutazione epidemiologica delle malattie più rilevanti, rappresentano solo una penalizzazione per i malati. La spending review non può tradursi nella negazione del principio di appropriatezza». È evidente che la prevalenza in aumento per la gran parte delle sedi tumorali (unica eccezione la cervice uterina) comporta accresciuti bisogni assistenziali per una popolazione prevalentemente anziana e con patologie concomitanti. Il che solleva ulteriori problemi di sostenibilità dei costi dell’assistenza, specie se non si interviene su appropriatezza ed efficienza del percorso assistenziale.

I risultati dello studio pubblicato da Tumori evidenziano ancora una forte variabilità geografica. Il rischio di ammalarsi di tumore è più elevato nelle aree del centro-nord rispetto al sud. Tuttavia, le differenze riscontrate in passato tra nord e sud, rispettivamente ad alto e basso rischio tumorale, tendono a ridursi nel tempo e in alcuni casi a ribaltarsi. Per esempio, per il tumore del polmone maschile, l’incidenza, storicamente più elevata nel centro-nord, si riduce prima e in maniera più accentuata rispetto al Meridione, tanto che si stimano – per la prima volta – per le regioni meridionali livelli superiori a quelli del resto d’Italia. Idem per la mortalità, a causa di una sopravvivenza ancora purtroppo molto bassa, nonostante i progressi nelle terapie a bersaglio molecolare.

Resta un obiettivo prioritario migliorare la copertura di popolazione degli screening organizzati, così ridurre le diseguaglianze geografiche ancora esistenti sul territorio, senza però generalizzazioni dannose, come nel caso della misurazione del PSA per il carcinoma della prostata. L’efficienza delle cure migliorerebbe con una maggiore aderenza ai protocolli di trattamento ottimali, con la centralizzazione dei trattamenti in centri accreditati con maggior volume di interventi, grazie alla costituzione di prostate o breast unit, nonché dalla definizione e implementazione di linee guida basate sull’evidenza.