In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 35.000 nuovi casi di carcinoma della prostata. In maggioranza sono circoscritti e possono essere tenuti sotto controllo con l’intervento chirurgico o la radioterapia. Quando non è così, però, la malattia sviluppa metastasi ed appare ragionevole puntare allora alla cronicizzazione della malattia, anche grazie ai nuovi farmaci. La strategia di cura prevede, in questi casi, l’utilizzo di diversi farmaci in combinazione o in sequenza fra loro, sfruttando prima di tutto la dipendenza di questa malattia dagli androgeni. La terapia ormonale è inizialmente molto efficace poiché riduce i livelli circolanti di testosterone. Tuttavia il tumore successivamente diviene resistente al trattamento ormonale. In questa fase si passa alla chemioterapia.
Fino a poco tempo fa si parlava di malattia ormono-refrattaria, ma ora sta cambiando il modo di percepire la questione e si parla di malattia resistente alla castrazione. Oltre alle terapie tradizionalmente disponibili, vi è una serie di nuovi farmaci mirati verso il blocco del recettore androgenico, meccanismo che mantiene un ruolo cruciale anche nella fase in cui la malattia diventa resistente alla chemioterapia. Tra questi, enzalutamide sarà prossimamente disponibile in Italia, dopo la pubblicazione sul NEJM dei risultati dello studio di fase III AFFIRM, condotto su 1199 uomini con carcinoma della prostata in fase metastatica, resistente alla castrazione, già trattati ed in progressione dopo chemioterapia (docetaxel).Il farmaco, somministrato per via orale, è in grado di contrastare la crescita del tumore prostatico e delle sue metastasi, bloccando la dipendenza dagli ormoni androgeni in maniera potente e prolungata nel tempo e inducendo, in alcuni casi, la morte delle cellule tumorali. Enzalutamide offre un blocco completo del recettore per gli androgeni, a vari livelli. Essa infatti inibisce l’unione del ligando con il suo recettore, la traslocazione del segnale all’interno del nucleo ed, in ultimo, il legame con il coattivatore che dà vita alla funzione di crescita cellulare. Nello studio AFFIRM, enzalutamide ha dimostrato un vantaggio in sopravvivenza di quasi 5 mesi ed una riduzione del 37% della mortalità rispetto al braccio di controllo con placebo, beneficio che si evidenzia in tutti i sottogruppi di pazientitrattati. Il profilo di tossicità di enzalutamide si è sicuramente dimostrato favorevole all’interno dello studio AFFIRM, con una percentuale molto bassa di eventi avversi di grado severo.
Nel corso del Congresso Nazionale AIOM di Milano il dottor Orazio Caffo (Oncologia Medica di Trento) ha svolto un’interessante relazione sui dati clinici a supporto di enzalutamide nel carcinoma della prostata resistente alla castrazione, sottolineando l’importanza dell’inibizione del recettore androgenico nel controllo della malattia anche quando il paziente è in progressione dopo un trattamento di chemioterapia.