
Com’è noto, negli ultimi tempi la tipizzazione biomolecolare dei tumori ha travolto gli argini delle vecchie classificazioni, aprendo la strada a nuovi paradigmi sempre più nel segno di una terapia oncologica personalizzata e ritagliata sulle mutazioni dei singoli malati. Ma questa rivoluzione comporta un ripensamento più generale della materia e un sistema di classificazione in grado di attribuire una rilevanza diversa alle varie mutazioni.
L’ESMO ha appena riconosciuto nei più recenti rapporti del Cancer Genome Atlas (TCGA) una delle principali risorse per i ricercatori a vantaggio dei malati di cancro. La TCGA ha condotto un’analisi del genoma – il Pan-Cancer Atlas – su oltre 10.000 tumori da 33 tipi di cancro, pubblicando 29 lavori. Ormai quasi tutti gli studi evidenziano alterazioni genomiche nel tessuto canceroso; e nasce la tentazione di ritenerle tutte rilevanti. Invece, somministrare un farmaco collegato ad una particolare mutazione non sempre comporta un beneficio clinico, sostiene Fabrice André (Dipartimento di oncologia medica, Gustave Roussy Institute, Villejuif), presidente del gruppo di lavoro di ricerca traslazionale e medicina personalizzata ESMO, redattore capo della rivista principale di ESMO Annals of Oncology e co-presidente del Congresso ESMO di analisi molecolare per la terapia personalizzata (MAP).
«Sono ora disponibili studi clinici su larga scala in grado di determinare quali alterazioni possono essere considerate in una prospettiva medica», ha continuato. «Dobbiamo ai genetisti un incredibile lavoro nell’aver individuato le mutazioni; ora tocca agli oncologi medici e alla più ampia comunità oncologica individuare quali mutazioni possono costituire dei bersagli utili alle terapie». Secondo André, le alterazioni genomiche dovrebbero essere classificate in base al fatto che le si possa o meno trattare: «Ciò eviterà confusione tra alterazioni praticabili e altre non rilevanti dal punto di vista medico e che non si tradurrebbero in un beneficio per i pazienti. L’ESMO sta attualmente elaborando un sistema standard di classificazione che aiuterà gli oncologi a interpretare i dati e a spiegare le conseguenze ai pazienti».
La ricerca del TCGA conferma che alcune alterazioni genomiche sono trasversali tra i tumori e suggerisce che il cancro dovrebbe essere classificato in base a queste alterazioni, piuttosto che dal tessuto di origine. Ad esempio, alcuni processi mutazionali sono condivisi tra diversi tipi di tumore e potrebbero aiutare a individuare sottopopolazioni di pazienti eligibili per terapie target o per l’immunoterapia: «Come già comprovato, per tumori rari che condividano alterazioni genomiche potrebbe essere giunto il momento di richiedere per taluni farmaci una registrazione pan-tumorale”, ha detto André. «Mentre per alcuni altri tumori è certamente troppo presto per adottare questo approccio. Sappiamo che trattare una determinata mutazione comporta un beneficio per alcuni tipi di tumore, ma non ne ha alcuno per altri tipi di cancro».
Il progetto TCGA ha comportato un enorme investimento che ha fatto luce sulla genomica del cancro. È giunto il momento – secondo l’ESMO – di tradurre questi risultati della ricerca in progressi clinici e per raggiungere questo obiettivo sono necessari investimenti dello stesso tenore.
Luciano De Fiore