Toni Ibrahim et al (Centro di osteoncologia presso l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori) dedicano una rassegna alle metastasi ossee, la terza sede più comune di metastasi, dopo polmone e fegato. Circa il 25% dei pazienti oncologici sviluppa metastasi ossee clinicamente evidenti durante la storia naturale della malattia, ed un ulteriore 50% di tali lesioni viene poi scoperto in sede di autopsia. Le metastasi ossee sono la maggior causa di morbilità tra i pazienti con cancro, a causa del loro impatto clinico ed epidemiologico. Il dolore è il sintomo più frequente (75%), ma si osservano frequentemente anche altre serie complicazioni quali fratture patologiche, compressione del midollo spinale, ipercalcemia e soppressione midollare.
Naturalmente, queste complicazioni peggiorano la condizione complessiva del paziente, riducendone la mobilità, facilitando lo sviluppo di atelectasie polmonari con processi infettivi, tromboembolie, coagulazione intravascolare disseminata, ulcere cutanee, con conseguente peggioramento del Performance Status e diminuzione o compromissione delle possibilità terapeutiche.
Negli ultimi dieci anni, l’introduzione dei bisfosfonati ha comportato una marcata diminuzione della frequenza delle complicazioni, migliorando pertanto la qualità della vita e l’outcome clinico. Ulteriori progressi nella comprensione della patofisiologia delle metastasi ossee hanno portato allo sviluppo di nuove molecole a bersaglio molecolare, come il denosumab.
Tra gli argomenti trattati: dolore alle ossa, fratture patologiche, compressione midollare, ipercalcemia e trattamento con radioterapia, bifosfonati e l’anticorpo monoclonale denosumab.