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Ipilimumab: gli update da Napoli

By 19 Dicembre 2013Febbraio 4th, 2014No Comments
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Tra i numerosi aggiornamenti emersi negli ultimi giorni nel corso dei due congressi partenopei dedicati al melanoma, balza ancora una volta all’attenzione l’ipilimumab, l’anticorpo immunomodulante che ha di recente evidenziato un inedito vantaggio nella sopravvivenza globale dei pazienti con melanoma in stadio avanzato.

I nuovi dati presentati ai congressi BRIDGE (5-8 dicembre) ed IMI, Intergruppo Melanoma Italiano (8-10 dicembre), hanno riguardato rispettivamente la sopravvivenza globale in pazienti naive con melanoma avanzato e l’uso compassionevole nei pazienti in seconda linea.

Il primo studio, condotto da Reinhard Dummer (Ospedale Universitario di Zurigo) e da una équipe internazionale di ricercatori, fra cui Paolo A. Ascierto (Istituto Nazionale Tumori – IRCCS “Fondazione G.Pascale”, Napoli) ha riguardato 78 pazienti trattati con ipilimumab 3 mg/kg come prima linea di trattamento. L’analisi ha evidenziato una sopravvivenza mediana di 13,4 mesi; un dato favorevole soprattutto se confrontato con quella che fino ad ora è stata la chemioterapia standard, cioè la Dacarbazine (mediana di sopravvivenza 6-9 mesi). La percentuale dei pazienti vivi ad 1-2 e 3 anni sono state 54%, 31% e 23,7% rispettivamente. Il profilo di sicurezza del farmaco è apparso sovrapponibile a quello osservato nei pazienti trattati con ipilimumab in seconda linea.

“Un’analisi nell’ambito di studi clinici in diversi centri europei che, in pazienti che non avevano ricevuto nessuna chemioterapia precedente, conferma l’attività di ipilimumab”, commenta Paolo Ascierto, coordinatore scientifico del Bridge. “Pertanto, questo studio supporta l’estensione dell’indicazione di ipilimumab anche alla prima linea di trattamento”.

Il secondo studio, presentato da Paola Queirolo (Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova), nuova presidentessa dell’Intergruppo, ha riportato i dati di una vasta ricerca italiana che ha arruolato 850 pazienti nell’ambito del programma di “expanded access” di ipilimumab a varie sottopopolazioni pazienti con melanoma in stadio avanzato.

“Dati davvero interessanti soprattutto per il numero enorme di pazienti arruolati”, commenta Queirolo, “e per i dati ottenuti in diverse sottopopolazioni di pazienti metastatici con melanoma mucosale primitivo, melanoma uveale primitivo e pazienti anziani”. Gli outcome sulla sopravvivenza, aggiornati rispetto a quelli presentati allo scorso ASCO, hanno confermato la propria consistenza, con un 35% di sopravvivenza ad 1 anno ed un 20% di sopravvivenza a due anni. “Dati ancora più importanti se si considera il tipo di pazienti arruolati: pretrattati, già con tre linee di trattamento nel 15% dei casi e con una nel 50%”. Anche le evidenze riguardanti la tossicità si sovrappongono a quelle degli studi registrativi, dimostrando, secondo Queirolo che “a livello italiano abbiamo imparato a gestire la tossicità del farmaco ed interpretare bene le risposte al trattamento, entrambi punti cruciali della terapia con ipilimumab, con il quale si possono avere progressioni iniziali durante il trattamento (e quindi vanno valutati al termine della terapia con criteri di risposta immunocorrelati) e possono mostrare tossicità assolutamente particolari di tipo infiammatorio-autoimmune, come ipofisiti e tiroiditi, generalmente trattate con la sospensione del farmaco o con gli steroidi”.

“È un’opportunità offrire la terapia con ipilimumab anche ai pazienti anziani over 70 anni con melanoma mucosale uveale e oculare, dal momento che non presentano tossicità o effetti collaterali maggiori rispetto alla popolazione generale e possono riceverne la medesima efficacia”, commenta Michele Guida.