Si è svolto il 27 settembre a Firenze il workshop “Il governo dell’innovazione farmaceutica ‒ Modelli di gestione sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo”. Oncologi e amministratori locali toscani si sono confrontati davanti a una platea numerosa ed attenta per capire come conciliare la necessità di garantire ai pazienti oncologici la miglior qualità della cura possibile ‒ anche con l’utilizzo di farmaci innovativi e costosi ‒ e i limiti di budget. Tutto questo in un panorama epidemiologico, clinico e terapeutico in grande mutamento e a fronte di una situazione organizzativa peculiare: esiste infatti ormai una rete diffusa di strutture di assistenza oncologica che copre tutto il territorio nazionale, anche se in misura disomogenea e il livello di integrazione assistenziale sta progressivamente migliorando.
Ha aperto il workshop il padrone di casa Gianni Amunni, Direttore dell’Istituto Toscano Tumori (ITT) e Direttore dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologia (ISPO): “La spesa per i farmaci oncologici è destinata a crescere e dobbiamo smetterla di fare finta che non sia così. Il punto centrale è razionalizzare per non razionare: agire cioè nell’ottica di appropriatezza e sostenibilità per evitare tagli lineari, coniugare la buona cura con l’equità”.
Si sono poi susseguiti gli interventi di tanti oncologi ed amministratori toscani, ognuno ha portato il suo punto di vista e un contributo importante al dibattito. Sergio Bracarda, Direttore del Dipartimento Oncologico Azienda USL Toscana Sud-Est ha spiegato: “PDTA significa ottimizzazione delle risorse. Un PDTA è innovativo nell’ottica di allocazione delle risorse e di cost effectiveness se favorisce una ricerca clinica che potrebbe voler dire risparmio e programmazione efficiente. Per fare un esempio, se io tratto un paziente con un farmaco ad alto costo e così lo porto all’operabilità, posso stoppare il trattamento ad alto costo sfruttandone il vantaggio, per poi riprenderlo in seguito solo se si rende necessario. E comunque il sistema Oncologia va a velocità pazzesca: innovazione sono i farmaci e i device, ma anche la formazione degli operatori”.
Antonio Panti, Presidente della OMCeO della provincia di Firenze, ha chiesto un confronto più franco con le aziende farmaceutiche: “È necessario un chiarimento sui meccanismi di formazione del prezzo dei farmaci. Spetta ai medici invece definire il valore di un’innovazione farmaceutica. Vanno anche ridefiniti i rapporti con le associazioni di pazienti: la gente confonde sempre più i bisogni con i desideri”. Roberto Banfi, Direttore della farmacia ospedaliera della AOU Careggi di Firenze ha avvertito: “Non abbiamo più tempo per discutere su equivalenti e biosimilari: dobbiamo sfruttare questa chance. Un altro discorso essenziale poi è selezionare meglio i pazienti da avviare a questa o quella terapia innovativa: in real life i pazienti sono sempre diversi da quelli dei trial, dobbiamo trovare la forza di dire no”.
Giacomo Allegrini, Direttore della UO di Oncologia Medica dell’Ospedale di Pontedera e Coordinatore regionale CIPOMO ha concluso: “I farmaci oncologici hanno cambiato radicalmente la prognosi dei pazienti, e quando si parla di farmaci innovativi si devono definire dei criteri per cui questi la loro innovatività sia reale, ragionando sulle commissioni terapeutiche. Se c’è un discorso virtuoso alla base, non si può ragionare in termini di spesa, ma in termini di investimento di risorse”. Francesco Di Costanzo, Direttore della SC Oncologia Medica dell’AOU Careggi di Firenze ha chiosato: “La rete toscana ha delle criticità che riguardano l’interconnessione tra le ASL e le aziende ospedaliere. “Il colloquio con l’operatore è diretto, ma tutti i meccanismi burocratici non permettono un corretto funzionamento dalla rete”.