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Farmacovigilanza nell’immunoterapia del melanoma

By 3 Maggio 2017No Comments
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Ipilimumab, nivolumab e pembrolizumab sono stati recentemente autorizzati dall’Agenzia Italiana del Farmaco per la terapia di prima linea del melanoma. Sono attivi sul sistema immunitario e presentano una tossicità correlata al loro meccanismo di azione. Per nivolumab e pembrolizumab è previsto un monitoraggio addizionale per permettere la rapida acquisizione di nuovi dati sulla loro sicurezza. Sul Bollettino SIFO (qui l’articolo completo) è stato pubblicato uno studio che raccoglie e analizza le informazioni finora emerse dalla sorveglianza post-autorizzazione.

Gian Marco De Maddi del Servizio di Farmacia P.O. S. Giovanni Bosco A.S.L. Napoli 1 Centro e Adele Venturelli, Referente per la Farmacovigilanza della A.S.L. Napoli 1 Centro hanno consultato la Rete Nazionale di Farmacovigilanza per esaminare le reazioni avverse sospette associate all’uso di tali farmaci nel trattamento del melanoma e segnalate nel biennio 2015-2016, con l’intento di valutare se la sorveglianza post-autorizzazione abbia finora fornito informazioni utili all’aggiornarnamento del profilo di rischio di questi inibitori dei checkpoint immunitari. Dall’1 gennaio 2015 al 31 ottobre 2016 per i tre farmaci sono state reperite 111 segnalazioni di ADRs di cui 93 per ipilimumab, 6 per nivolumab e 12 per pembrolizumab. Di queste sono state valutate 57 segnalazioni: si tratta di effetti collaterali comuni della recente immunoterapia del melanoma, che possono essere adeguatamente trattati se precocemente riconosciuti. Dall’analisi è emerso anche che la gravità degli eventi avversi ha richiesto generalmente il ricovero in ospedale: il riconoscimento e il trattamento di tali reazioni può essere stato non appropriato o tardivo.

Spiegano De Maddi e Venturelli: “Non tutti gli operatori sanitari sono stati raggiunti da una chiara e completa informazione sugli eventi avversi di questi farmaci, il loro riconoscimento e terapia. Il farmacista ospedaliero con il suo patrimonio culturale può promuovere, in collaborazione con lo specialista oncologo, programmi informativi tesi ad assicurare a tutto il personale sanitario la disponibilità delle conoscenze necessarie per un approccio adeguato alla tossicità associata all‘impiego di questi tre farmaci. L’obiettivo è garantire una prestazione sanitaria efficace ma anche efficiente; un’informazione corretta può produrre un maggior rendimento riducendo i costi connessi, in questo caso, alle terapie inappropriate e all’eccessiva ospedalizzazione”.