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Farmaci biologici: molti interrogativi, prima di poter dare risposte

By 9 Giugno 2010No Comments
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Una Chicago piovosa saluta gli oncologi di tutto il mondo che si affollano all’ O’Hare per riprendere i voli verso casa. Un’edizione interlocutoria? Piuttosto, un congresso che ha ribadito le aspettative ed i problemi comportati dall’introduzione delle targeted therapies nella pratica clinica.
Se da un lato si prospettano o si confermano vie nuove per l’adozione dei biologici nelle terapie dei tumori dell’ovaio, del melanoma metastatico, dei tumori colorettali e del polmone, d’altro lato è ormai strutturato il dibattito sui costi che queste terapie comportano: chi paga il conto?
Al di là dell’aspetto propriamente clinico, per cui c’è chi s’interroga per esempio sulla opportunità di un esborso superiore ai 220mila dollari per un ciclo di un anno di un nuovo farmaco che ancora non aggiunge nulla in termini di sopravvivenza alle pazienti affette da tumore ovarico avanzato, anche se fa registrare quattro mesi circa in più di intervallo libero da malattia. Un risultato statisticamente significativo, è sempre anche clinicamente significativo?
Il problema non è solo italiano, ovviamente, e le proposte iniziano a sedimentarsi ed a riscuotere consensi o critiche. Si può ipotizzare ad esempio per questi farmaci una scadenza dei brevetti più a lungo termine? Specie se le Aziende insieme agli altri attori coinvolti concorressero ai costi dei test attraverso i quali soltanto le nuove terapie divengono davvero efficaci. Perché terapie pur promettenti come quelle con cetuximab, gefitinib, panitumumab, bevacizumab ed altre divengono efficaci in classi di pazienti con espressione di recettori particolari o di geni non mutati. Pazienti che occorre identificare attraverso test che comportano costi economici e organizzativi. Applicare le nuove terapie in modo efficace comporta insomma una sfida per l’organizzazione sanitaria nel suo complesso, che passa attraverso una migliore integrazione dei reparti e delle competenze all’interno degli ospedali e probabilmente non può fare a meno di tavoli di concertazione tra tutti gli attori coinvolti.