Documentare la storia familiare di cancro è importante per individuare le situazioni di rischio genetico e mettere in atto le necessarie misure di osservazione e prevenzione.
L’argomento, di crescente interesse per la comunità oncologica, è stata oggetto di un’iniziativa pilota, promossa nel 2011 e afferente a un più vasto progetto di quality assessment, denominato ASCO’s Quality Oncology Practice Initiative.
L’iniziativa si proponeva di testare accuratezza e appropriatezza nelle modalità di misurazione del rischio familiare da parte degli oncologi in pazienti affetti da carcinoma mammario e da cancro del colon-retto.
L’osservazione ha preso in esame 10.466 chart di familiarità del rischio oncologico. Il 77% delle schede documentava la storia familiare di cancro nei pazienti di primo grado, il 62% includeva anche i pazienti di secondo grado. Solo in un terzo dei casi, tuttavia, era specificata l’età d’insorgenza del tumore nei casi individuati.
In totale, il 22% dei pazienti veniva poi indirizzato a una consulenza genetica o a un test genetico specifico. Una volta effettuata la consulenza, nel 78,8% dei casi si procedeva alla discussione dei risultati con il paziente e alla pianificazione dei successivi step.
“I dati emersi offrono un quadro piuttosto positivo della practice messa in atto dagli oncologi”, ha affermato Marie Wood, presidentessa dell’ASCO Cancer Prevention Committee”. È necessario tuttavia continuare a lavorare in questa direzione in modo da far crescere la consapevolezza dell’importanza di effettuare un approfondito screening del rischio familiare.
Sul piano metodologico si può pensare a strumenti più agevoli, come questionari strutturati per tipologia di tumore, che rendano più brevi i tempi di registrazione dei dati e facilitino il lavoro dello specialista.