Per le donne con tumore mammario metastatico intensamente pretrattate si presenta una nuova nuova potenziale alternativa terapeutica. Si tratta della eribulina. I dati pubblicati sul Lancet dello studio EMBRACE (Eisai Metastatic Breast Cancer Study Assessing Treatment of Physician’s Choice Versus Eribulin E7389) dimostrano che questa molecola migliora in modo significativo, nelle donne con tumore mammario metastatico precedentemente trattate con almeno un’antraciclina e un tassano, la sopravvivenza complessiva rispetto al trattamento di scelta del medico (1).
EMBRACE ha soddisfatto il suo endpoint primario, dimostrando un aumento statisticamente significativo della sopravvivenza complessiva nella popolazione intention to treat relativo ad erilubina rispetto al trattamento di scelta del medico di 2,5 mesi. In aggiunta, ha dimostrato che l’erilubina possiede un profilo di effetti collaterali gestibile; gli eventi avversi più frequentemente osservati in entrambi i bracci comprendevano spossatezza e neutropenia, oppure livelli insolitamente bassi di leucociti neutrofili.
“Sussiste un’urgente necessità di terapie che offrano vantaggi dimostrati in termini di sopravvivenza complessiva per le donne con tumore mammario metastatico precedentemente sottoposte a più trattamenti”, ha commentato il Javier Cortes, sperimentatore dello studio EMBRACE e medico specialista presso il Dipartimento di Oncologia dell’ospedale universitario di Vall d’Hebron a Barcellona, in Spagna. “Nello studio EMBRACE abbiamo osservato un chiaro vantaggio in termini di sopravvivenza complessiva nei pazienti trattati con erilubina. Questo rappresenta un notevole passo avanti in questo contesto terapeutico, in cui la precedente sopravvivenza complessiva veniva considerata un endpoint difficile da conseguire”.
L’erilubina, un nuovo tipo di chemioterapico e primo di questa classe di farmaci, è un inibitore della dinamica dei microtubuli non tassanico appartenente al gruppo di agenti antineoplastici della classe delle alicondrine. È un analogo di sintesi strutturalmente semplificato dell’alicondrina B, un prodotto naturale isolato dalla spugna di mare Halichondria okadai. Recentemente ha ricevuto un giudizio positivo dal comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP) sull’uso di erilubina come monoterapia indicata per il trattamento di pazienti con tumore mammario avanzato localmente o metastatico in progressione dopo almeno due regimi chemioterapici per la malattia in stadio avanzato. La precedente terapia deve avere incluso un’antraciclina e un tassano, tranne quando i pazienti non erano stati ritenuti idonei per questi trattamenti. Negli Stati Uniti Halaven ha già ricevuto l’autorizzazione dalla FDA.
Bibliografia
1. Cortes J, O’Shaughnessy J, Loesch D, et al. A Phase III open-lable randomized study (EMBRACE) or eribulin monotherapy versus treatment of physician’s choice in patients with metastatic breast cancer. The Lancet 2011; 377: 1-10.
2. Twelves C et al. Updated Survival Analysis of a Phase III Study (EMBRACE) of Eribulin Mesylate Versus Treatment of Physician’s Choice in Subjects with Locally Recurrent or Metastatic Breast Cancer Previously Treated with an Anthracycline and a Taxane. San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS) 2010; Poster P6-14-18.