
La Food and Drug Administration (FDA) ha concesso l’approvazione accelerata a durvalumab come “breakthrough therapy” per i pazienti con tumore della vescica localmente avanzato o metastatico sulla base del tasso e della durata di risposta del tumore. Il nuovo farmaco è indicato per il trattamento dei pazienti affetti da carcinoma uroteliale metastatico o localmente avanzato (mUC) che presentino una progressione di malattia durante o dopo chemioterapia a base di platino, o dopo progressione entro 12 mesi dalla somministrazione della chemioterapia neoadiuvante a base di platino o dopo intervento chirurgico, in adiuvante. L’indicazione continuerà ad essere approvata se i trial di fase III ne confermeranno i benefici clinici.
A detta di Sergio Bracarda (Direttore Dipartimento Oncologico, Azienda USL Toscana SudEst, Arezzo), «il trattamento standard di prima linea per pazienti affetti da tumore uroteliale della vescica in stadio avanzato è, ancor oggi, una chemioterapia a base di platino. I pazienti in progressione di malattia durante o dopo tale chemioterapia non hanno molte opzioni di trattamento. L’approvazione in questi ultimi mesi di farmaci innovativi come durvalumab per questa patologia dà quindi una speranza in più a tutti coloro che ne sono affetti e che hanno avuto fino ad oggi pochissime opzioni di scelta».
L’approvazione accelerata da parte dell’FDA di durvalumab, un anticorpo monoclonale umano che blocca il PD-L1, è basata sui dati dello Studio 1108, trial di Fase I/II che ne ha valutato l’efficacia e la sicurezza nei pazienti affetti da tumore uroteliale della vescica localmente avanzato o metastatico. I malati avevano mostrato progressione durante o dopo una chemioterapia a base di platino, inclusi coloro che avevano mostrato progressione entro 12 mesi dopo la somministrazione della terapia in un setting neoadiuvante o adiuvante. Nel trial, durvalumab ha dimostrato risposte rapide e durevoli, con un ORR pari a 17,0% (intervallo di confidenza [IC] 95%: 11,9; 23,3) in tutti i pazienti valutabili, indipendentemente dallo stato del PD-L1, e pari al 26,3% (IC 95%: 17,8; 36,4) nei pazienti con tumori ad elevata espressione di PD-L1. L’elevato livello di PD-L1 era così definito: ≥25% delle cellule tumorali (CT) o delle cellule immunitarie infiltranti il tumore (CI) esprimenti PD-L1 di membrana, se le CI coinvolgono >1% dell’area tumorale, oppure CT≥25% o CI =100% se le CI coinvolgono ≤1% dell’area tumorale. Inoltre, circa il 14,3% di tutti i pazienti valutabili ha raggiunto una risposta parziale, mentre il 2,7% ha raggiunto una risposta completa. Dei pazienti sottoposti solo a terapia neoadiuvante o adiuvante prima della partecipazione al trial, il 24% (n=9) ha risposto. Sulla base di un endpoint secondario di questo trial a braccio singolo, il tempo medio alla risposta è stato di sei settimane. Tra i 31 pazienti che hanno complessivamente risposto, 14 (45%) hanno mostrato una risposta duratura per 6 mesi o più, mentre 5 pazienti hanno mostrato una risposta duratura per 12 mesi o più.
Durvalumab è inoltre oggetto di studio nel trial di Fase III DANUBE come trattamento di I linea per il carcinoma uroteliale, come monoterapia e in combinazione con tremelimumab.