Giunto alla sua XVII edizione, il Congresso Nazionale del CIPOMO si è svolto quest’anno a Roma Presso l’NH Hotel Vittorio Veneto (20-22 giugno 2013) in omaggio alla consueta alternanza tra sedi “metropolitane” a sedi più “provinciali”.
Appuntamento fondamentale per un’associazione cui fanno riferimento strutture ospedaliere che curano l’80% dei pazienti di tumore in Italia, il Congresso ha puntato i riflettori fin al titolo, “L’Oncologia nell’era della medicina molecolare: aspetti scientifici e manageriali”, sulle nuove, impegnative sfide che chi si occupa di tumori si trova ad affrontare. Sfide soprattutto di natura organizzativo-gestionale, ma collegate inscindibilmente ad aspetti di carattere più scientifico e “umanistico” .
Le personalizzazione delle terapie, che negli ultimi anni hanno modificato sostanzialmente l’approccio diagnostico-terapeutico al paziente oncologico, hanno rappresentato un tema di riflessione quasi obbligato visto l’impatto in termini gestionali che inevitabilmente hanno e avranno sull’oncologia medica. Conoscere in dettaglio, per ogni singolo malato, le caratteristiche biologiche del tumore consente spesso di identificare il bersaglio terapeutico ottimale che, colpito selettivamente dallo specifico farmaco, ha il duplice vantaggio di migliorare l’efficacia dei trattamenti e di garantire una minore tossicità.
Anche alla luce degli ultimi dati sul tema presentati all’ASCO di Chicago, sono emersi con evidenza i problemi posti dalla nuova frontiera dell’oncologia made in USA, la cosiddetta precision medicine. Perché, se da un lato è impossibile non fare i conti con la possibilità di offrire terapie sempre più mirate ed efficaci (pena il declassamento dell’oncologia italiana rispetto al resto del mondo), i dati sempre più complessi sulla caratterizzazione biologica dei tumori che arrivano dai laboratori vengono spesso dati in pasto ad oncologi non ancora pronti a sfruttarne le potenzialità.
Il secondo problema è invece di natura organizzativa. L’evoluzione del trattamento oncologico richiede in tempi brevissimi – come hanno sottolineato, tra gli altri, Antonio Marchetti e Carmine Pinto – l’identificazione sul nostro territorio di una rete di laboratori di alta specializzazione per garantire la velocità e l’affidabilità dei risultati in vista dell’applicazione clinica. Dagli interventi risulta evidente la necessità di un network realmente funzionante consenta la collaborazione professionale tra chi si occupa delle caratterizzazioni biologiche e il mondo clinico, un network che permetta anche un uso efficiente delle risorse disponibili e l’utilizzo corretto e appropriato dei nuovi farmaci di alto costo.
Sul fronte istituzionale, nella sessione più “politica” del Congresso, è stata presentata dal prof. Alessandro Bertolini una proposta di legge innovativa per l’Oncologia medica in Italia. Si tratta di una legge quadro che ha lo scopo di abbracciare tutto il percorso del malato oncologico dalla diagnosi in poi e di garantire cure efficienti da Nord a Sud, chiarendo compiti, obiettivi e strategie delle Regioni.
Dal Cipomo arrivano segnali chiari. Sembra arrivato il tempo delle scelte in cui politica e Istituzioni prendano atto che senza una legislazione adeguata e i giusti investimenti in direzione di reti oncologiche integrate e reti laboratoristiche di eccellenza, l’oncologia italiana è destinata irrimediabilmente a perdere posizioni nel panorama internazionale e, soprattutto, a non garantire ai pazienti standard di cura adeguati.