Prendersi la briga di elencare in una sorta di decalogo le acquisizioni del congresso ASCO più rilevanti per la pratica clinica è impresa non da poco. Si è sobbarcato la fatica annuale Jeffrey J. Kirshner (Hematology Oncology Associates of Central New York, East Syracuse) che tira così le somme del meeting annuale di Chicago. Indichiamone intanto cinque.
Il primo cambiamento riguarda il linfoma indolente: alla luce dei risultati presentati, Kirshner già propende allo switch a bendamustina/rituximab. La combinazione viene a sostituire la chemioterapia come terapia standard per i pazienti con linfomi indolenti non arruolati in studi clinici, secondo le indicazioni del trial tedesco, lo studio StiL NHL1, presentato durante la sessione plenaria, che attesta il raddoppio della PFS (69,5 vs 31,2 mesi). Oltretutto, la nuova combinazione appare anche meno tossica.
Secondo esito: grazie al trial VITAL, lavoro sul letrozolo in adiuvante [abstract 9000], Kirschner prescriverà alle pazienti trattate con letrozolo, e con livelli inferiori a 40 ng/mL, vitamina D (fino a 30.000 U.I. settimanalmente), dato che lo studio ha dimostrato che ciò riduce l’incidenza di sintomi muscolo-scheletrici e di fatigue.
Il terzo apporto si deve ad uno studio coreano sul carcinoma polmonare non a piccole cellule [abstract 7004] che ha dimostrato che gli outcome di sopravvivenza e le percentuali di risposta completa in pazienti con malattia limitata trattati con radioterapia dal terzo ciclo sono comparabili a quelli trattati fin dal primo ciclo. Con minor neutropenia febbrile. Meglio quindi attendere il terzo ciclo per iniziare anche la radio.
I dati sulla OS dello studio PARAMOUNT [abstract LBA7507] introducono la quarta novità, destinata di nuovo ai pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule ed adenocarcinoma. A questo punto, non solo si è registrato un miglioramento nella sopravvivenza mediana globale di 3 mesi, ma colpiscono le percentuali di sopravvivenza ad 1 e 2 anni, del 58 e del 32% rispettivamente, assai superiori a quelle riscontrate col placebo.
Il quinto suggerimento, destinato a tradursi subito nella pratica clinica, riguarda i pazienti giunti a fine vita, per i quali appare efficace la somministrazione di steroidi per migliorare la qualità di vita [abstract 9002]: uno studio americano su pazienti con un tumore in stadio avanzato ha evidenziato nei soggetti trattati con desametasone 4 mg due volte al giorno un miglioramento significativo rispetto al placebo dopo 8 e 15 giorni, sia in termini di riduzione della fatica, sia di miglioramento della qualità di vita complessiva, anche dal punto di vista psicologico.