L’associazione tra il nuovo farmaco cabazitaxel e prednisone migliora significativamente la sopravvivenza di pazienti con tumore metastatico della prostata, refrattario alla terapia ormonale e in progressione dopo un trattamento con chemioterapia a base di docetaxel, rispetto alla terapia con prednisone e mitoxantrone.
A Chicago sono stati aggiornati i dati del trial TROPIC (Treatment of Hormone-Refractory Metastatic Prostate Cancer Previously Treated with a Taxotere-Containing Regimen), nel quale sono stati arruolati (gennaio 2007 – ottobre 2008) 755 pazienti affetti da carcinoma prostatico avanzato, trattati in 132 centri di 26 Paesi diversi con docetaxel in due bracci. Al primo braccio è stata anche somministrata l’associazione combinazione cabazitaxel e prednisone, mentre al secondo mitoxantrone e prednisone.
Dopo un anno circa di follow-up, il braccio trattato anche con cabazitaxel ha fatto registrare un 30% di diminuzione del rischio di morte. I dati hanno dimostrato che la nuova molecola ha una mediana di sopravvivenza di 15,1 mesi, contro i 12,7 mesi del braccio con mitoxantrone (hazard ratio 0.70; 95%CI, 0.59, 0.83; p < 0.0001). La tossicità più importante rilevata nel braccio con cabazitaxel è la neutropenia febbrile (7,5 vs 1,3%).
Cabazitaxel (che avrà il marchio Jevtana) è un taxano di nuova generazione, efficace anche nei pazienti resistenti ai taxani attualmente disponibili, paclitaxel e docetaxel. La molecola inibisce la divisione cellulare e la proliferazione delle cellule tumorali legandosi e stabilizzando la tubulina, una proteina presente nei microtubuli cellulari con funzioni di stabilizzazione strutturale.