Skip to main content

ASCO o non ASCO? ASCO

By 7 Giugno 2010No Comments
News

Partecipare di persona, oppure seguire il congresso attraverso il “virtual meeting”, sempre più completo e quasi in tempo reale? Chi ha scelto anche quest’anno di venire a Chicago per l’ASCO 2010 apprezza evidentemente di più i vantaggi offerti dall’opportunità di discutere direttamente con qualcuno almeno dei più di trentamila colleghi di tutto il mondo, di riflettere sui trend emergenti nella pratica clinica, sperando che in qualche presentazione si affacci una vera, sorprendente novità. Il programma di quest’anno (Migliorare la qualità attraverso l’innovazione) riflette da vicino i problemi che l’oncologo sempre più dovrà affrontare nella pratica clinica, come l’impiego crescente dei marcatori biomolecolari per la personalizzazione della cura, ma anche quelli di cui si discute di più nel dibattito pubblico sulla sanità. Come ad esempio l’impatto economico dei costi delle nuove terapie oncologiche e quello, non meno rilevante, dell’alfabetizzazione del paziente in merito al processo decisionale e al consenso alla terapia. In proposito, lo Health Services Research ha presentato le stime sull’impatto finanziario delle terapie oncologiche contro il carcinoma mammario negli Stati Uniti e per il test di genotipizzazione del citocromo CYP2D6 nelle donne in postmenopausa affette da tumore della mammella ormonosensibile. Si tratta di dati molto rilevanti per l’oncologia clinica alle prese con pazienti affette da tumore del seno, dati che rammentano l’importanza di fare buon uso delle risorse disponibili. Diverse sono invece le presentazioni che si concentrano sulla rilevanza di una buona comunicazione medico-paziente al fine di ottenere un consenso davvero informato, come quelli dello studio ASCO sulla presa in carico psicosociale dei pazienti grazie al programma di certificazione QOPI (Quality Oncology Practice Initiative). Sono riflessioni tanto più importanti se rapportate alla situazione del nostro Paese: proprio da Chicago, il primo giorno del congresso, l’AIOM ha denunciato che la manovra finanziaria del Governo abbasserà la qualità della cura per i malati di tumore in Italia. Non solo: le strutture già pesantemente in sofferenza, soprattutto al sud, correranno il rischio di chiudere e cresceranno i viaggi della speranza. Un appello così secco e netto muove dalla consapevolezza che la presa in carico del paziente oncologico è una questione complessa: ridurre il livello delle cure non significa infatti solo non poter spendere a volontà per le nuove terapie più onerose, ma anche andare incontro a tagli nella formazione e nel reclutamento del personale infermieristico, nell’organizzazione dei reparti, più in generale nell’assistenza al malato oncologico.