
È incredibile che nel 2017 in Italia, per la precisione a Lucca, un “ambulatorio di omeopatia” che si occupa di “omeopatia ginecologica” e persino di “omeopatia oncologica”, con un responsabile e due medici dedicati: uno spreco di fondi pubblici che grida vendetta. L’accusa arriva da un editoriale (il testo completo qui) della rivista “Recenti Progressi in Medicina” firmato da Silvio Garattini, fondatore e primo direttore dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.
Scrive tra l’altro Garattini: “A oltre due secoli dalla nascita dell’omeopatia è ormai possibile affermare che il contenuto in principio attivo dei prodotti che questa branca utilizza è prossimo allo zero. L’omeopatia non è mai riuscita a provare la validità dei suoi effetti terapeutici, mentre dalle indagini effettuate dalla Cochrane Collaboration emerge che non esiste alcuna prova di efficacia dei suoi prodotti. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che, quando l’omeopatia viene utilizzata in alternativa a trattamenti efficaci, si rischia di perdere vite. (…) Nonostante il fatto che i prodotti omeopatici siano sostanzialmente privi di principi attivi e che il giudizio della scienza sia negativo, in Italia sono apparentemente in commercio ben 25.000 prodotti omeopatici, assimilabili all’acqua fresca o allo zucchero in granuli. Sono venduti nelle farmacie − quasi tutte dotate di una insegna verde che certamente non qualifica il ruolo sanitario ed educativo della farmacia − e sono oggetto di corsi di formazione anche nelle Università e perfino nell’ambito dei progetti di educazione medica continua in medicina”.
Come è possibile? Secondo l’illustre farmacologo la risposta è semplice: l’omeopatia fa leva sulla “creduloneria”, quella stessa che fa credere a milioni di italiani che l’astrologia possa predire il futuro. “Naturalmente ognuno è libero di fare le sue scelte e di decidere come curarsi, ma è necessario che l’informazione sia disponibile in modo chiaro evitando di far credere che non vi sia un sostanziale accordo nella comunità scientifica in tema di omeopatia. In ogni caso non risponde a nessuna logica che le preferenze individuali, le industrie omeopatiche o le vendite delle farmacie debbano essere sostenute dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Proprio perché sono fondi pubblici, le risorse disponibili devono essere utilizzate solo per gli interventi che hanno una base di evidenza scientifica e quindi una buona probabilità di migliorare la salute dei pazienti. È incredibile che nel 2017 a Lucca (Zona Distretto Piana di Lucca) fra gli ambulatori specialistici territoriali vi sia un “ambulatorio di omeopatia” che si occupa di “omeopatia ginecologica” e persino di “omeopatia oncologica”, con un responsabile e due medici dedicati. C’è da essere sconvolti per lo spreco di personale e di danaro a cui qualcuno dovrebbe porre fine”.
Ottima notizia! Avevo proprio bisogno di un omeopata in quella zona, vi ringrazio!