
La questione si pone anche in Italia ormai da anni: è giusto attendere i risultati dei marcatori per iniziare ad aggredire un tumore ai polmoni? I rapidi progressi nei test con i biomarcatori possono risultare fondamentali nel decidere quale trattamento iniziare nel caso di tumore polmonare, dando informazioni utili su chi, cosa e quando testare e come trattare in base ai risultati dei test. Una task force ASCO, comprendente rappresentanti dell’American Cancer Society National Lung Cancer Roundtable e associazioni dei pazienti, ha condotto uno studio per valutare i test dei biomarcatori e le pratiche terapeutiche messe in atto dagli oncologi statunitensi nei pazienti con tumore polmonare non microcitoma.
La ricerca ha preso in considerazione 170 risposte. Il 59% degli intervistati lavora in un centro clinico accademico, mentre il 41% in altri ospedali o cliniche. Quasi tutti (98%) ritengono che i risultati dei biomarcatori dovrebbero essere ricevuti entro 1 o 2 settimane dall’ordine, ma il 37% attende i risultati in media 3 o 4 settimane. Tra chi solitamente aspetta 3 o 4 settimane, il 37% inizia un trattamento sistemico non mirato durante l’attesa. Gli intervistati hanno riferito alte percentuali di test sia relativamente alla forma non squamosa che a quella squamosa.
Il campione ha chiarito che le decisioni terapeutiche risentono dei ritardi nei risultati dei test coi biomarcatori. I clinici dovrebbero essere informati su quando è sicuro e appropriato rinviare la terapia in attesa dei test. Ovviamente, gli intervistati premono affinché chi fa i test diagnostici con i biomarcatori si sforzi di accelerare i risultati.
Fonte: ASCO21, #9067