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SIUrO 2015: parola d’ordine multidisciplinarietà

By 14 Luglio 2015Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Si è svolto a Roma dal 21 al 23 giugno presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” il XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO): Presidente del Congresso Giario Conti, Presidente onorario Gigliola Sica.

La SIUrO anche in quest’ultimo anno ha rispettato il suo principale impegno che consiste nel promuovere l’approccio multidisciplinare alla gestione del paziente affetto da neoplasie dell’apparato uro-genitale, mantenendo o attivando tutta una serie di iniziative di tipo formativo ed informativo. Al Congresso Nazionale SIUrO è stato sottolineato con forza come l’integrazione delle esperienze di ricercatori di base e patologi con quelle di oncologi medici, urologi e radioterapisti può condurre alla migliore comprensione dei meccanismi patogenetici, all’individuazione di nuovi target terapeutici ed anche alla definizione di nuovi trattamenti. Ma quali sono stati gli highligts dell’evento e i temi più dibattuti? Sull’argomento abbiamo interpellato Camillo Porta della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e Giuseppe Procopio della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

 

IL PUNTO DI CAMILLO PORTA

Si fa sempre più largo il ruolo della multidisciplinarietà: vero per l’Oncologia in generale, ma vero soprattutto nella gestione dei tumori genito-urinari?
Da sempre, la SIUrO si è fatta propositrice dell’approccio multidisciplinare in oncologia genito-urinaria, e la struttura stessa del suo congresso nazionale ne è conferma. Tuttavia, nonostante tutti questi buoni propositi e tentativi, di contro alla creazione di un numero crescente di “Prostate unit” sul territorio nazionale, è tuttavia evidente come una reale multidisciplinarietà sia ancora difficile da ottenersi su larga scala. Troppo spesso, poi, ci si riempie la bocca di questo termine per pavoneggiarsi, far contento il proprio Direttore Generale e così via. Quello che manca è la conferma dell’efficacia del concetto stesso di multidisciplinarità, conferma che richiede l’identificazione di endpoint di outcome e la valutazione del loro reale raggiungimento.

La collaborazione tra figure professionali coinvolte nella gestione di queste patologie sarebbe favorita da un sistema che si ispirasse all’esperienza maturata dalle Breast unit… Ancora una volta, nel nostro Paese si bada troppo alla forma che alla sostanza. Prostate unit che funzionino realmente, nella quotidianità di un Ospedale, non sono purtroppo così tante, anche se formalmente il loro numero sta aumentando. Dobbiamo fare tutti uno sforzo per crearle, sì, ma soprattutto per renderle efficaci ed efficienti, altrimenti rimarranno solo un nome appiccicato ad un gruppo di persone che però continuano in realtà ad andare ognuna per conto proprio. Lo sforzo tuttavia vale la candela; solo così possiamo dirigerci verso una Medicina veramente condivisa e più sostenibile; quante procedure/terapie inutili si potrebbero risparmiare implementando una reale multidisciplinarietà! Il tutto, poi, nel maggiore interesse dei nostri pazienti.

Quali riflessioni sono ispirate dalle testimonianze raccolte in “Un’esperienza chiamata cancro”, il volume di medicina narrativa presentato dalla SIUrO?
Il “paziente al centro” è un altro mantra che dobbiamo contribuire a rendere reale. L’iniziativa della SIUrO è un buon primo passo, ma sta a ciascuno di noi realizzare questo obiettivo nelle nostre singole realtà cliniche. In tale senso, va ricordato (ed apprezzato) il progetto, attualmente in corso e supportato, tra gli altri, dall’AIOM, dalla Fondazione Smith Kline e dalle Associazioni di pazienti, finalizzato a validare anche in Italia i PRO-CTCAE, ovvero la scala di gradazione degli eventi avversi da terapie antitumorali, valutati e riportati non da noi medici, ma dai diretti interessati, ovvero i pazienti. Anche in questo campo, tuttavia, c’è ancora molto da fare, ma un’iniziativa come quella della SIUrO va apprezzata e soprattutto seguita.

 

IL PUNTO DI GIUSEPPE PROCOPIO

Qual è il bilancio di questo XXV Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia Oncologica?
L’evento nazionale SIUrO che si è tenuto quest’anno a Roma ha portato ulteriori approfondimenti su quelle che sono le questioni più rivelanti in ambito di Oncologia urologica, in particolare la capacità di diverse figure specialistiche di approcciare la patologia e il malato consente di acquisire un approccio più integrato una visione più globale e quindi potenziamento un miglioramento delle risorse, delle strategie e quindi del risultato generale. L’interazione sempre più profonda tra chirurgia urologica, oncologia medica, radioterapia, psicologia dedicata specificamente a queste problematiche sta portando a risultati sempre più innovativi e adeguati alle attese di noi clinici. L’evento SIUrO ha costituito e continua a costituire un riferimento per la capacità di integrare e far interagire le varie figure specialistiche. Il tema centrale è la multidisciplinarietà in ambito clinico per rendere le strategie di trattamento sempre più definite ma anche personalizzate laddove la situazione clinica lo richiede. Questo evento è stata anche l’occasione di una messa a punto sulle recenti acquisizioni, sui trattamenti più innovativi e sulle applicazioni di determinate terapie in determinati sottogruppi di pazienti. Il che vuol dire analisi ulteriore più approfondita di informazioni cliniche recenti e quindi possibilità di migliorare i percorsi di cura grazie ad un migliore utilizzo della chemioterapia, degli agenti antiangiogenici, delle immunoterapie o dei nuovi preparati ormonali. C’è molto fermento nelle tre grandi patologie uro-oncologiche, renale, della vescica e della prostata, e questo sta portando a benefici clinici un tempo impensabili.

Il futuro è nelle Prostate unit?
Restando in tema di multidisciplinarietà, la creazione di unità specifiche per distretto d’organo o di multipatologia genitourinaria costituiranno in un prossimo futuro il modello per ottenere il migliore dei risultati possibili in termini di trattamento e strategia. Potremmo dire che sulle Prostate unit siamo a  buon punto, mentre sulle GU, che saranno la vera evoluzione, ci vorrà del tempo perché necessitano di risorse e gruppi dedicati. Al momento però, al di là della creazione formale dell’unità genitourinaria, esistono gruppi di lavoro multidisciplinare dedicati, anche se non ancora riconosciuti come tali. Si tratta di quei gruppi dedicati alla patologia. Un tale approccio integrato e condiviso (come è stato ad esempio per le Breast unit), al di là del riconoscimento formale, porta ad un beneficio clinico significativamente maggiore per i pazienti.