
Al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago sono stati presentati i risultati dello studio TROPiCS-02 di fase III con sacituzumab govitecan-hziy, un coniugato anticorpo-farmaco. Il ricorso al nuovo farmaco ha determinato una sopravvivenza libera da progressione più lunga rispetto alla chemioterapia di scelta in pazienti già sottoposti a precedenti terapie, affetti da carcinoma mammario metastatico positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 (HR+/HER2-). Con il legame anticorpo-Trop2, antigene espresso sulla superficie delle cellule tumorali, il nuovo farmaco viene internalizzato con successivo rilascio del farmaco, SN-38, un inibitore della topoisomerasi I. Ne consegue un danno al DNA e la morte della cellula tumorale. Lo studio aveva randomizzato 543 pazienti in 113 sedi internazionali con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- precedentemente trattate con terapia endocrina, inibitori CDK4/6 e da due a quattro regimi di chemioterapia (più della metà aveva ricevuto tre o più regimi). Le pazienti sono state divise in due bracci dalle caratteristiche analoghe (272 vs 271 pazienti).
Rispetto alla chemioterapia standard, sacituzumab govitecan ha mostrato un miglioramento della sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS) del 34% (5,5 vs. 4,0 mesi). I tassi di PFS a 6, 9 e 12 mesi (sacituzumab govitecan vs. chemioterapia) sono stati rispettivamente del 46% vs. 30%, del 33% vs. 17% e del 21% vs. 7%. Rispetto alla chemioterapia standard sacituzumab govitecan non ha dimostrato un trend statisticamente significativo nella sopravvivenza globale (OS) a proprio favore (13,9 vs. 12,3 mesi) alla prima analisi ad interim della OS. Il tasso di risposta globale, ovvero la percentuale di pazienti che hanno avuto una risposta parziale o completa alla terapia, con sacituzumab govitecan rispetto alla chemioterapia standard è stato del 21% rispetto al 14% mentre il tasso di beneficio clinico, ovvero la percentuale di pazienti che hanno avuto una risposta completa, una risposta parziale o una malattia stabile per sei mesi o più, è stato rispettivamente del 34% rispetto al 22%. La durata mediana della risposta è stata migliore con sacituzumab govitecan rispetto alla chemioterapia standard (7,4 vs. 5,6 mesi).
Secondo i presentatori dello studio, sacituzumab govitecan ha dimostrato un significativo miglioramento del beneficio clinico e un profilo di sicurezza gestibile rispetto alla chemioterapia standard nelle pazienti con carcinoma mammario avanzato HR+/HER2- pesantemente pretrattato ed endocrino-resistente e dovrebbe quindi essere considerato una potenziale opzione terapeutica per questa popolazione di pazienti.
Fonte: ASCO2022, #LBA1001