
Non stupisce che il “New York Times” le abbia dedicato un ampio articolo: Andrea Cercek (Co-Direttrice del Center for Young Onset Colorectal and Gastrointestinal Cancer, Memorial Sloan Kettering Cancer Center, NY) ha infatti catturato immediatamente l’attenzione dell’audience non appena ha illustrato i dati di uno studio prospettico di fase II su una coorte di pazienti con tumore del retto localmente avanzato con deficit del mismatch repair (dMMR).
Il dato è sorprendente: 6 mesi di trattamento con il solo anticorpo monoclonale anti-PD-1 dostarlimab (somministrato ogni tre settimane per almeno 6 mesi, e che costa negli Stati Uniti circa 10.000 dollari la dose) hanno indotto risposte cliniche complete nel 100% dei primi 12 dei 19 pazienti arruolati nello studio (100%; intervallo di confidenza del 95%, 74-100). Finora, ad almeno 6 mesi di follow-up, dostarlimab ha risparmiato a tutti questi pazienti la necessità di sottoporsi a chemioterapia, radiazioni o interventi chirurgici. Non si è verificato ad oggi alcun caso di progressione di malattia, né di ricaduta.
Il follow-up mediano è attualmente di soli 6,8 mesi, ma 4 pazienti sono stati seguiti per quasi 2 anni e solo altri 4 hanno ricevuto meno di 6 mesi del trattamento richiesto. Il che ha indotto Kimmie Ng (Harvard Medical School e Co-Direttore del Colon and Rectal Cancer Center del Dana-Farber Cancer Institute) a commentare così il dato: «Credo che tutti concordino sul fatto che questi risultati sono clinicamente significativi. Il tasso di risposta clinica completa del 100% non ha precedenti nel cancro del retto e il potenziale di riduzione della morbilità, eliminando le radiazioni pelviche e l’intervento chirurgico per i nostri pazienti, è enorme».
Ad oggi, la chemioterapia neoadiuvante e la radioterapia seguite dalla resezione chirurgica del retto sono il trattamento standard per il tumore del retto localmente avanzato. Un sottogruppo di tumori del retto presenta un deficit di mismatch repair. E dato che il tumore del colon-retto con deficit del mismatch repair è responsivo al blocco del PD-1 nel contesto metastatico, i ricercatori hanno ipotizzato che quel tumore del retto potesse esser sensibile al blocco del checkpoint, rendendo forse inutile il ricorso alla chemioradioterapia e alla chirurgia.
In contemporanea alla presentazione all’ASCO, lo studio è stato anche pubblicato sul NEJM.
Fonte: #ASCO2022, LBA5.