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Oncologia e mHealth app

By 31 Maggio 2020Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Le applicazioni per cellulari e dispositivi mobili dedicate alla salute aumentano di anno in anno. Tanto che, stando a una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori di Boston, sono già state sviluppate 325.000 mobile health (mhealth) applications (apps) e nel 2018 sono stati investiti 8,1 miliardi di dollari in startup dedicate alla salute digitale.

Lo stesso gruppo di ricercatori nel gennaio 2020 ha condotto una ricerca sistematica all’interno degli store Apple IOS e Google Play di tutte le applicazioni dedicate all’oncologia, trovando 794 app specificatamente oncologiche in lingua inglese (abstr. e14115). Di queste, solo 257 rispettano gli standard minimi di qualità e sono state quindi considerate valutabili. La maggior parte (88%) delle app in questione è gratuita e quasi la metà (47%) si trovava all’interno della sezione salute degli store. Le applicazioni sono perlopiù rivolte a operatori sanitari (45%), il 27% sono pensate per i pazienti, mentre il restante 28% si rivolge ad un pubblico generico. Soltanto il 22% delle app educazionali e il 40% delle app di supporto alla decisione clinica riportavano di esser passate per un processo formale di revisione dei contenuti. Il 60% delle app è stata creata da sviluppatori web, il 10% da società scientifiche e solo il 6% da ospedali/organizzazioni sanitarie.

In definitiva, secondo l’analisi delle app sul mercato correlate all’oncologia sono poche quelle aggiornate e di alta qualità; l’analisi ha anche rimarcato la considerevole assenza di stakeholder-chiave in oncologia nello sviluppo delle app.

Non rientra nella ricerca bostoniana il progetto iniziato a Cali, Colombia nel 2017 e che riguarda il lancio e l’utilizzo di un’applicazione per cellulare (Àmate, cioè “Amati”, nel senso di “vogliti bene”) ideata per donne di comunità svantaggiate e concepita per incrementare l’informazione e la prevenzione per quanto riguarda i tumori del seno e della cervice (abstr. 2065) .
Àmate pone domande educative, valutative e sui fattori di rischio, seguite da brevi spiegazioni per valutare le conoscenze della popolazione, educare e riconoscere le utenti che necessitano di uno screening per il cancro al seno e/o alla cervice. La donna che vuole richiedere lo screening viene rimandata a un operatore sanitario e immessa nel programma nazionale per i tumori.

Sono ormai numerosi gli studi che analizzano come le applicazioni sanitarie possono aiutare il paziente durante e dopo le terapie, influenzandone scelte e comportamenti. Il fine di questi studi si risolve nel tentativo di comprendere le necessità dei pazienti a cui si può venire incontro tramite un’applicazione favorendo l’ottimizzazione delle cure.

Priscilla De Fiore

Fonte: ASCO20, abstract e14115, 2065