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Nivolumab in adiuvante nel carcinoma uroteliale, occhio ai metodi di misurazione di PD-L1

A cura di David Frati By 21 Febbraio 2022No Comments
Congressi

Una recente analisi dello studio CheckMate-274 presentata al Genitourinary Cancers Symposium dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO GI) 2022 fornisce nuove conferme sul ruolo potenziale di nivolumab nel setting adiuvante nei pazienti con carcinoma uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio che hanno una bassa espressione di PD-L1 valutato mediante tumor proportion score (TPS).

CheckMate 274 è uno studio di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, multicentrico che ha valutato NIVO vs placebo in pazienti con carcinoma uroteliale muscolo-invasivo ad alto rischio post intervento chirurgico radicale. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a NIVO 240 mg o PBO ogni 2 settimane per via endovenosa per 1 anno di trattamento adiuvante. Gli endpoint primari dello studio erano DFS nella popolazione intent-to-treat e nei pazienti con TPS ≥ 1%. Il test Dako PD-L1 IHC 28-8 pharmDx è stato utilizzato per valutare il tumor proportion score (TPS).

Spiega Matt D. Galsky del Tisch Cancer Institute e dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai: “Sebbene nella fase iniziale del trial CheckMate-274 iniziale i ricercatori abbiano misurato l’espressione di PD-L1 mediante TPS, la maggior parte dei laboratori di patologia utilizza a tale scopo l’algoritmo combined positive score (CPS), che indica l’espressione di PD-L1 sia nel tumore sia nelle cellule immunitarie infiltranti il microambiente tumorale”. Pertanto, per caratterizzare ulteriormente i risultati basati sull’espressione di PD-L1, il team di ricercatori coordinato da Galsky ha determinato retrospettivamente la CPS da campioni istologici di pazienti arruolati nel CheckMate-274 e analizzato i risultati in 629 pazienti con TPS e CPS quantificabili. È interessante notare che la stragrande maggioranza dei tumori dei pazienti (89%) è risultata positiva per PD-L1 mediante CPS (≥ 1), mentre solo il 40% dei tumori è risultato positivo per TPS (≥ 1%). Inoltre, l’81% dei pazienti i cui tumori avevano TPS < 1% aveva CPS ≥ 1. Rileggendo i dati precedentemente raccolti nell’ambito del trial alla luce di questo nuovo approccio, è emerso che il trattamento con nivolumab in adiuvante è associato a un beneficio nella DFS nei pazienti con CPS ≥ 1, ma anche nei pazienti con TPS < 1%. Commenta Galsky: “Questa analisi chiarisce il motivo per cui anche i pazienti con tumori con livelli più bassi di espressione di PD-L1 nelle sole cellule tumorali possono trarre vantaggio da nivolumab adiuvante. Ciò fornisce il contesto per il processo decisionale per i medici che potrebbero ricevere i risultati dei test PD-L1 sui campioni dei loro pazienti utilizzando la strategia di test CPS più comunemente utilizzata da molti laboratori di patologia”.

BIBLIOGRAFIA
Matt D. Galsky, Dean F. Bajorin, J. Alfred Witjes, Jürgen E. Gschwend, Yoshihiko Tomita, Federico Nasroulah, Jun Li, Sandra Collette, Begoña Pérez-Valderrama, Marc-Oliver Grimm, Leonard Joseph Appleman, Gwenaelle Gravis, Andrea Necchi, Dingwei Ye, Frank Stenner, Megan Wind-Rotolo, Joshua Zhang, Keziban Unsal-Kacmaz. Analysis of disease-free survival in CheckMate 274 by PD-L1 combined positive score and tumor proportion score. Abstract 491, 2022 ASCO Genitourinary Cancers Symposium.