
I pazienti affetti da sindromi mielodisplastiche (MDS) a basso rischio che ricevono luspatercept per trattare l’anemia invece degli agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA), attuale standard of care, necessitano di un minor numero di trasfusioni di sangue e di visite mediche. È quanto emerso da un interessante studio presentato in occasione dell’ASCO Meeting 2023. Luspatercept è il capostipite della classe degli agenti di maturazione eritroide ed è una forma modificata del recettore dell’activina di tipo IIB, una proteina che riveste un ruolo fondamentale nell’eritropoiesi. Il farmaco agisce intrappolando i ligandi dell’activina e del recettore del TGF-beta, e bloccando, in tal modo, la trasduzione dei segnali TGF-mediati e activina-mediati. In questo modo, contribuisce al ripristino della maturazione delle cellule ematopoietiche e alla produzione dei globuli rossi.
Lo studio di fase III COMMANDS ha incluso 354 pazienti con MDS a basso rischio e necessità di trasfusioni per trattare l’anemia. I partecipanti a questo studio non erano stati precedentemente trattati con ESA. I pazienti venivano divisi in due gruppi: 178 ricevevano luspatercept per iniezione una volta ogni 3 settimane per almeno 24 settimane e 176 ricevevano epoetina alfa (un ESA) per iniezione una volta alla settimana per almeno 24 settimane. Dopo una mediana di trattamento di 41,6 settimane per luspatercept e di 27 settimane per epoetina alfa, 301 partecipanti venivano inclusi in un’analisi ad interim pianificata.
L’endpoint primario era costituito dall’indipendenza da trasfusioni per ≥12 settimane e concomitante aumento dei valori medi di emoglobina ≥1,5 g/dL entro le prime 24 settimane di trattamento. Al momento dell’analisi ad interim il 58,5% dei pazienti trattati con luspatercept aveva raggiunto questo endpoint, rispetto al 31,2% di coloro che ricevevano epoetina alfa. Gli endpoint secondari dello studio includevano la risposta in termini di miglioramento ematologico-eritroide (HI-E) a ≥8 settimane e l’indipendenza da trasfusioni a 24 settimane e a ≥12 settimane. L’HI-E è un indicatore di emoglobina nel sangue. Una migliore risposta in termini di HI-E è correlata a una minore dipendenza dalle trasfusioni. Anche per questi endpoint luspatercept si è rivelato più efficace dell’epoetina alfa: 74,1% vs. 51,3%, rispettivamente, per la risposta HI-E; 47,6% vs. 29,2% per l’indipendenza da trasfusioni a 24 settimane e 66,7% vs. 46,1% per l’indipendenza trasfusionale ≥12 settimane.
“In questo studio, i pazienti trattati con luspatercept avevano una probabilità significativamente maggiore di sperimentare libertà dalle trasfusioni di eritrociti rispetto a coloro che ricevevano epoetina alfa. Si tratta di un dato importante, poiché per decenni gli ESA sono stati il trattamento di prima linea per i pazienti con MDS a basso rischio “, ha commentato Guillermo Garcia-Manero, Direttore del Dipartimento “Leucemie e sindromi mielodisplastiche” presso l’MD Anderson Cancer Center di Houston, Texas, primo autore dello studio. “Luspatercept potrebbe modificare profondamente il panorama terapeutico attestandosi come trattamento di prima linea al posto degli ESA. I pazienti potrebbero quindi ridurre il ricorso alle trasfusioni e gli accessi ospedalieri beneficiando, quindi, di una migliore qualità di vita e di outcome più soddisfacenti”.
BIBLIOGRAFIA – Garcia-Manero G, et al. Efficacy and safety results from the COMMANDS trial: a phase 3 study evaluating luspatercept vs epoetin alfa in erythropoiesis-stimulating agent naive transfusion-dependent patients with lower‑risk myelodysplastic syndromes. ASCO Meeting 2023; abstract #7003.