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Innovazione terapeutica e tempesta perfetta: il caso melanoma

By 11 Settembre 2017Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Il melanoma torna sotto la luce dei riflettori dell’ESMO. Come già accaduto a Chicago un paio d’anni fa, nuovi dati irrompono sulla scena dell’oncologia medica, proponendosi come nuovi standard per trattamenti impensabili fino a pochi anni fa, come quello in adiuvante del melanoma metastatico agli stadi III e IV.

Giuseppe Curigliano ha moderato la presentazione di due trial davvero promettenti, chiedendo ai colleghi di esprimersi chiaramente sulla combinazione di terapie target oppure sull’immunoterapia, alla base rispettivamente degli studi COMBI-AD e CheckMate 238. Il primo è stato presentato da Axel Hauschild (Kiel) e pubblicato contestualmente sul NEJM, il secondo da Jeffrey Weber (New York). Infatti, nonostante alcuni recenti progressi, il setting adiuvante ha ancora grande bisogno di opzioni terapeutiche. Da notare che entrambi gli studi hanno scelto come endpoint primario la sopravvivenza libera da malattia (RFS), mentre la OS costituiva l’endpoint secondario. Secondo Karl Lewis (Denver), i risultati di questi due studi imporranno la revisione delle linee-guida internazionali sul trattamento in adiuvante del melanoma. Jeffrey Weber, nell’illustrare i dati, ha stressato l’alta significatività statistica del CheckMate 238, grazie ad una hazard ratio di 0.65 (p < 0.0001), e il miglior profilo di tossicità di nivolumab – somministrato nel braccio innovativo – rispetto all’ipilimumab, del braccio di controllo. Naturalmente, questi dati clinici – per quanto interessanti – dovranno poi confrontarsi con la realtà delle procedure di approvazione degli enti regolatori del nostro Paese. Nell’involontario testa a testa tra i due trial (e quindi tra target therapies e immunoterapie) non si è fatto neppure cenno al costo elevato di entrambe. D’altra parte – sostiene Alberto Sobrero (Genova) – non è questione che tocca più di tanto l’oncologo medico. La scelta a monte, sulla distribuzione e destinazione delle risorse, spetta alla politica. Le società di settore – come l’AIOM in Italia – possono responsabilmente supportare gli enti regolatori ed il Governo, suggerendo percorsi e soluzioni in grado di attraversare la “tempesta perfetta” montata dal contemporaneo affacciarsi sulla scena di così tante nuove e costose opzioni terapeutiche. Carmine Pinto (Presidente AIOM) fa notare che l’oncologia medica italiana non sbanda, e anzi mantiene e indica una rotta che altri Paesi in Europa potrebbero seguire, anche grazie all’istituzione del fondo per i farmaci innovativi. Purché le politiche di allocazione delle risorse, e dei risparmi ottenibili anche con l’immissione dei biosimilari chemioterapici, tengano conto della nuova realtà che comporta il coinvolgimento sempre più corposo della patologia medica, conservando parte del fondo per i test genetici.

Luciano De Fiore