
Trovare un punto di equilibrio tra innovazione e costi. Impossibile. Il panorama dell’oncologia è troppo dinamico. Piuttosto, ha senso individuare una linea di faglia, una frontiera lungo la quale disporre gli interessi in gioco, confrontandoli mentre evolvono.
Sembra questa la linea che emerge dal dibattito che sta animando il congresso di Madrid. D’altra parte, il numero di chi è affetto da un tumore cresce, a livello globale, ed assicurare un equo accesso alle nuove terapie efficaci diviene una sfida crescente in un mercato dei farmaci antitumorali per il quale si prevede una crescita entro il 2020 oltre i 140 miliardi di euro. Anche perché, nella stessa Unione Europea, l’ineguaglianza nell’accesso alle nuove terapie si fa sentire, per le evidenti disparità dei bilanci e delle policies statali. La mancanza di un sistema sanitario europeo costituisce un ostacolo formidabile sulla strada di un’armonizzazione delle opportunità ed anche nel tentare di controllare i costi crescenti delle terapie oncologiche.
Non stupisce dunque che due degli appuntamenti più importanti a Madrid siano stati dedicati allo Access to innovative drugs in the EU ed alla sessione speciale The incoming wave of biosimilars in oncology, presieduta dal Presidente eletto ESMO, Josep Tabernero. In quest’ultima sessione, si sono messe a fuoco le strategie dell’EMA per coinvolgere le Società nazionali nella diffusione dell’uso dei biosimilari, vincendo le resistenze che pure ancora fanno presa su alcuni operatori sanitari. Da questo punto di vista, appare cruciale anche il ruolo del personale infermieristico, in vista di una coscientizzazione delle persone malate, spesso ignare della equipollenza di questi farmaci rispetto agli originatori e quindi non ben disposti nei loro confronti. Entro il 2020 scadranno i brevetti di molti importanti anticorpi monoclonali, per i quali i biosimilari sono già previsti.
Fortunato Ciardiello, Presidente ESMO, ricordando il position paper della società già apparso mesi fa, ha fatto presente che lì dove sono stati già introdotti i biosimilari hanno consentito risparmi che hanno apportato benefici alla sanità in generale, consentendo maggiori investimenti per l’acquisto di antibiotici, di altri farmaci essenziali, ed anche per liberare risorse utili per l’acquisto delle nuove, costosissime immunoterapie. Mediamente, in Europa, la riduzione dei prezzi dei biosimilari dovrebbe attestarsi tra il 20% e il 40%rispetto agli originatori, con alcune punte. Ciò consentirà un risparmio potenziale cumulato di 50-100 miliardi di euro entro il 2020.
Anche se conviene guardare al bicchiere mezzo pieno, restano diverse questioni sul tappeto. Per esempio, gli originatori hanno prezzi mediamente alti, per cui anche il risparmio consentito dai bioequivalenti non elimina il problema, pur circoscrivendolo. Ciò non vale tanto per i Paesi europei, ma vale certamente per le aree del mondo più disagiate ed a più basso reddito, dove anche il costo di farmaci importantissimi – come rituximab e trastuzumab – resterà relativamente troppo alto.
Foto in copertina: thanks to Luciano De Fiore