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IGCS 2016: da Lisbona un sì unanime al sentinella

By 9 Novembre 2016Aprile 7th, 2021No Comments
Congressi

Tema caldo in Ginecologia oncologica è da sempre quello della linfoadenectomia nei tumori in cui essa rappresenta uno sforzo diagnostico, piuttosto che terapeutico. Nel 2000 la Mayo Clinic, evidenziando il basso rischio di metastasi linfonodali negli stadi iniziali del carcinoma endometriale e la morbilità legata alla linfoadenectomia, consigliava ragionevolmente di omettere tale tempo chirurgico nel trattamento di queste pazienti.

Da Lisbona, il messaggio che l’IGCS ha lasciato trapelare, durante questo XVI Congresso internazionale, è quello di abbandonare la dissezione linfonodale radicale sistematica per lasciare spazio alla valutazione esclusiva del linfonodo sentinella, sia nel tumore dell’endometrio, inclusi gli istotipi non usuali e il carcinosarcoma, che in quello della portio uterina. Il linfonodo sentinella è stato inserito nelle linee guida NCCN per l’endometrio già a partire dal 2014 e da quest’anno anche per la portio. Nel nostro Paese questa tecnica, praticata prevalentemente con chirurgia mininvasiva (laparoscopica o robotica), pare aver trovato consenso in numerose cliniche di riferimento per il trattamento dei tumori femminili. L’indocianina verde (ICG) a fluorescenza iniettata a livello cervicale, sembra essere il marcatore che offre la detection rate più alta.

Durante il meeting di Lisbona i sostenitori autorevoli del sentinella sono stati Nadeem R. Abu-Rustum (Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York), Andrea Mariani (Mayo Clinic, Rochester) e Walter Gotlieb (McGill University di Montréal) che, durante le numerose sessioni dedicate al tema, hanno dibattuto con i più restii sulla qualità delle evidenze scientifiche legate all’utilizzo di questa metodica. Il linfonodo sentinella offre alle nostre pazienti la possibilità di uno staging linfonodale con tempi operatori più bassi, una minor morbilità intra e post-operatoria e al patologo un numero contenuto di linfonodi su cui poter effettuare un “ultrastaging”, alla ricerca di micrometastasi (<2mm) e di cellule tumorali isolate. In sintesi: più informazioni con minori complicanze. E per i tumori dell’ovaio? Gli studi a tal proposito cominciano ad arrivare, ma bisognerà aspettare il prossimo meeting internazionale di Kyoto nel 2018 per analizzare i risultati cercare un consensus worldwide. Per i giovani, come il sottoscritto, che si affacciano al mondo dell’oncologia ginecologica, da questo congresso arrivano nuovi stimoli per cercare insieme soluzioni sempre più mirate ed efficaci, nell’interesse del paziente, senza il timore di stravolgere concetti che hanno rappresentato per decenni una certezza in questo campo.

Benito Chiofalo
Università degli Studi di Messina
Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma