
L’ASCO di Chicago si è aperto quest’anno dedicando un’attenzione particolare agli effetti a breve ed a lungo termine delle terapie, mirando a migliorare sempre più la qualità della vita dei malati oncologici e dei loro caregiver. Secondo Patricia Ganz (Jonsson Comprehensive Cancer Center, University of California, Los Angeles) che ha moderato la prima conferenza stampa del congresso, possiamo registrare progressi incredibili nei trattamenti, e oggi vantiamo più sopravvissuti al cancro di sempre. «Tuttavia, l’oncologia non consiste solo nell’aiutare le persone a vivere più a lungo, bensì nel far sì che i pazienti godano della migliore qualità di vita possibile in ogni fase del loro viaggio nella malattia, dai primi trattamenti alla lungo sopravvivenza».
Oggi la ricerca mette a disposizione nuovi modi per rendere migliore la vita dei pazienti, per esempio potendo riconsiderare in qualsiasi momento le dosi delle terapie, oppure grazie al nuovo approccio che consente di preservare la fertilità delle giovani donne durante le terapie oncologiche. Inoltre, Ganz è del parere che un uso precoce di cure palliative migliori la vita non solo dei pazienti con cancro avanzato, ma anche dei loro caregiver.
La cura di molti tumori può avere effetti sulla capacità riproduttiva. L’insufficienza ovarica prematura è una conseguenza comune della chemioterapia. I dati presentati a Chicago di uno studio clinico di fase III finanziato dal governo federale, lo S0230/POEMS, dimostrano che l’aggiunta di un farmaco agonista dell’ormone, il goserelin, alla chemioterapia standard può essere un metodo efficace per preservare la fertilità nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale con recettori ormonali negativi.
Nello studio, le donne che avevano ricevuto goserelin per via iniettiva (una volta al mese, a partire da una settimana prima dell’inizio della chemio) insieme alla chemioterapia con ciclofosfamide hanno dimostrato di avere il 64 per cento in meno di probabilità di sviluppare insufficienza ovarica prematura rispetto alle donne che hanno ricevuto la sola chemioterapia, ed avevano maggiori probabilità di portare a termine con successo una gravidanza. Con una certa sorpresa, i ricercatori hanno potuto registrare che anche la sopravvivenza è risultata migliore tra le donne nel braccio con goserelin, con un 50 per cento in più di probabilità di sopravvivenza quattro anni dopo l’inizio della chemioterapia, rispetto a quelle nel braccio standard. «Preservare la fertilità è una componente importante della lungosopravvivenza di qualità», ha notato Patricia Ganz. «Questo studio fornisce solide evidenze per una strategia sicura ed efficace per le donne più giovani con tumore al seno per preservare la funzione ovarica e la possibilità di gravidanza».
Fonte: Abstract #LBA505, ASCO 2014.